Recensioni - Cultura e musica

L’Olandese volante approda a Brescia

L’opera giovanile di Wagner per la prima volta al Teatro Grande nell’efficace allestimento del Circuito Lombardo

Partitura di transizione tra le “opere rinnegate” di gioventù ed i capolavori del cosiddetto “canone wagneriano”, l’Olandese Volante è probabilmente l’unico titolo del compositore di Lipsia che, per complessità, organico richiesto e durata, possa essere agilmente allestito al di fuori di una fondazione lirica, da parte dei “teatri di tradizione”. Benissimo ha fatto quindi il circuito lombardo a portare per la prima volta all’interno dei suoi spazi questo titolo, in occasione del bicentenario della nascita del musicista.

Questa nuova produzione, approdata anche al Teatro Grande di Brescia,   si è avvalsa della regia di Federico Grazzini, delle scene di Andrea Belli e dei costumi di Valeria Donata Bettella.
Il regista  ha scelto di spostare la vicenda nella seconda metà del secolo scorso, in una non meglio definita città portuale del nord Europa, caratterizzata da imponenti architetture industriali all’interno delle quali si dipana la vicenda, qui interpretata come il tentativo di fuga di Senta dal grigiore della sua esistenza. La giovane ragazza lavora infatti in una deprimente stireria industriale, dalla quale cerca di andarsene alla ricerca di una prospettiva migliore che, nel suo immaginario, si concretizzerebbe nella fuga con l’Olandese.
La regia ha saputo mantenere in giusto equilibrio sia la componente naturalistica che quella onirica, grazie anche alle efficaci proiezioni di Luca Scarzella che hanno sottolineato i momenti più fantastici del secondo e del terzo atto.
Appropriato anche il lavoro sui cantanti e sulle masse corali che hanno contribuito a creare momenti di grande efficacia sulla scena.
Alla testa dell’orchestra dei Pomeriggi Musicali e del Coro del circuito lombardo il maestro Roman Brogli-Sacher ha diretto con mano sicura e professionale, ottenendo risultati apprezzabili nei momenti in cui doveva sorreggere le voci, ma dimostrandosi poco incisivo in tutti quei passaggi (ouverture in primis) in cui l’orchestra diventa la vera protagonista. È vero che in questa partitura il debito nei confronti di Beethoven e Von Weber è ancora molto evidente, tuttavia il Wagner autore di monumentali pagine sinfoniche è già presente e purtroppo un’orchestra diligente e volenterosa, quale quella dei Pomeriggi Musicali, non è sufficiente affinché il risultato sia pienamente soddisfacente.
Buona la compagnia di canto, tutta di provenienza nordeuropea, capitanata dall’eccellente Olandese di Thomas Hall: voce potente e ben timbrata e grande carisma interpretativo hanno contribuito alla realizzazione di un personaggio riuscito in ogni suo aspetto.
Discorso analogo per la Senta di Elena Nebera, che può vantare una voce piena e ben estesa, supportata da una convincente presenza scenica.
Apprezzabile sia vocalmente che scenicamente anche l’Erik di Kor-Jan Dusseljee mentre qualche riserva ha suscitato la prova del basso Patrick Simper: emissione non impeccabile e limiti nel registro grave non gli hanno consentito di delineare un Daland a tutto tondo.
Il timoniere di Gabriele Mangione si segnalava per un timbro squillante ma non perfettamente controllato dal punto di vista tecnico.
Nel complesso una apprezzabilissima edizione che ha avuto il merito di portare per la prima volta nella loro storia questo titolo in alcuni prestigiosi teatri lombardi e che ha riscontrato un convinto successo di pubblico, forse inaspettato per un titolo così fuori dal repertorio più tradizionale.

Davide Cornacchione 29/11/2013