Recensioni - Cultura e musica

L’Orchestra Mozart tra eroismo e disillusione

Successo incondizionato per la formazione bolognese diretta da Daniele Gatti al Settembre dell’Accademia con pagine di Beethoven e Richard Strauss

Nata a Bologna nel 2004 su iniziativa di Claudio Abbado, che la diresse fino alla sua scomparsa nel 2014, l’Orchestra Mozart è una formazione costituita da prime parti di prestigiose orchestre internazionali affiancate da giovani talenti europei.

Dopo una breve sospensione tra il 2014 e 2016 l’orchestra ha ripreso la sua fortunata attività dapprima grazie alla collaborazione con Bernard Haitink e successivamente con Daniele Gatti che dal 2019 ne è direttore musicale. Ed è proprio con Gatti che l’orchestra ha iniziato un nuovo progetto artistico che prevede l’esecuzione dell’integrale delle sinfonie di Ludwig van Beethoven nell’arco dei prossimi tre anni. Prima tappa è stata la terza sinfonia “Eroica” che, dopo aver debuttato a Ferrara nell’ambito di Ferrara Musica, attuale residenza artistica, è stata replicata nel corso di una tournée che ha toccato anche il Teatro Filarmonico di Verona in occasione del festival del Settembre dell’Accademia. 
Dell’Eroica Gatti esalta l’impeto vitalistico, accentuandone i contrasti grazie ad un lavoro minuzioso sull’agogica. Ad un primo tempo guizzante, dalla solarità quasi mediterranea ha fatto seguito una marcia funebre fortemente drammatizzata: non la semplice trenodia, ma un vero e proprio racconto ricco di pathos in cui raccoglimento, pianto, dolore, commozione si fondevano in uno straordinario intreccio emotivo, sfociato negli ultimi due movimenti trascinanti e dionisiaci.

La serata si era però aperta nel nome di Richard Strauss, con quella metafisica pagina della maturità che è Metamorphosen, nella quale viene citato un tema della marcia funebre dell’Eroica, Sottolineato in partitura dalla scritta “In Memoriam!” vergata dallo stesso Strauss. Entrambe queste pagine sono accomunate dall’idea della disillusione: se infatti Beethoven aveva cancellato la dedica della sua terza sinfonia a Napoleone Bonaparte dopo la sua deriva imperialista, in favore di un più generico “Ad un grande uomo”, allo stesso modo in Metamorphosen, terminata nel 1945, risuonano gli echi del disastro e della sconfitta della Germania nella seconda guerra mondiale. Anche di questa pagina Gatti ha regalato un’interpretazione finemente cesellata, in cui contrappunto ed espressività si sono fusi in un unicum di grande intensità. Impeccabile la risposta dei 23 solisti prima e dell’orchestra poi alle indicazioni del podio, a conferma di un’intesa con il direttore che si sta sempre più affinando nel corso degli anni.

Negli applausi entusiasti che hanno salutato entrambe le esecuzioni traspariva la speranza che anche le successive tappe dell’integrale beethoveniana possano approdare a Verona nei prossimi due anni.