Recensioni - Cultura e musica

L’imperatore della danza: Marius Petipa

Domenica 17 aprile nel ridotto del teatro Ponchielli di Cremona è stato presentato il nuovo libro di Valentina Bonelli su Marius Petipa.

La relazione dell’autrice è stata davvero molto interessante ed il libro dal titolo “Marius Petipa – Memorie” edito da Gremese colma un vuoto storico in particolare italiano. La Bonelli ha lavorato per cinque anni sui ricordi del vecchio coreografo francese che in Russia ha prodotto un centinaio di balletti molti dei quali a grand spectacle: tra questi i più conosciuti sono La Bella addormentata, Il lago dei cigni e lo Schiaccianoci.
La lunga e difficile ricerca fatta nell’Archivio Bachrušin di Mosca, restituisce la fotografia di un uomo sentitosi tradito dal vecchio sistema zarista per essere stato estromesso dai teatri imperiali. In realtà l’ottantacinquenne Petipa era comunque giunto al termine della sua carriera sia per l’età, sia perché stavano avanzano le nuove idee delle avanguardie poi sfociate nel balletti russi di Diaghilev.

Il diario di Petipa venne stampato in russo per la prima volta nel 1906 e poi l’originale venne quasi dimenticato, tantoché le poche edizioni successive inglesi e francesi si rifanno per lo più alla traduzione dal russo.
Il manoscritto sul quale la Bonelli ha lavorato non è di pugno del coreografo ed è quello in lingua francese. Entrambi questi fatti hanno una spiegazione: nonostante Petipa sia vissuto per moltissimo tempo in Russia, non imparò mai il russo, anche perché la lingua di corte era comunque il francese; inoltre Petipa non era un letterato e quindi è verosimile che potesse avere qualche difficoltà a scrivere o trascrivere qualcosa, forse anche per l’età, ragion per cui pare più probabile che il manoscritto sia stato ricopiato dall’istitutrice dell’amatissima figlia Vera.
Il libro si può leggere in duplice chiave: sia semplicemente come uno spaccato della vita quotidiana di Petipa, sia più scientificamente facendo riferimento all’ampio e ricco corredo di note che supportano la parte principale. In ogni modo anche il lettore meno esperto di balletto troverà le risposte ai tanti quesiti sulla danza che spesso ci si pone. Per esempio, viene descritto il modo nel quale Petipa studiava gli spostamenti dei ballerini del corpo di ballo facendosi costruire piccole figurine in cartapesta che poi muoveva su un tavolino in modo da arrivare in teatro con la coreografia già montata, o di come invece modificasse le parti soliste principali ogni qualvolta esse venissero danzate da una ballerina diversa, in modo da far risaltare le peculiarità di ciascuna.
Valentina Bonelli poi ha sottolineato un fatto curioso: Petipa era contrario a far annotare le sue coreografie che sono giunte fino a noi o perché tramandate dalla tradizione (solo quelle dei balletti più rappresentati) oppure proprio grazie all’annotazione Stipanov che lo stesso Petipa non aveva approvato. Attualmente un gruppo di giovani coreologi russi sta ricostruendo alcuni vecchi e dimenticati balletti coreografati da Petipa, proprio con le coreografie scritte da Stipanov e conservate ad Harvard.
Un libro davvero utile per gli intenditori, ma anche per i curiosi di balletto.

Sonia Baccinelli