Recensioni - Cultura e musica

L’inconciliabile diversità di Carmen e Don Josè

Carmen al Teatro Comunale “Luciano Pavarotti” di Modena

Il regista e coreografo Micha van Hoecke ha firmato un allestimento teso a concentrare l’attenzione sullo svolgimento drammatico della storia di Carmen. La quasi totale assenza di scene (Nicola Rubertelli) porta il palcoscenico a trasformarsi in un grande tablao flamenco su cui va in scena il destino della bella sigaraia. E come nel cante jondo che accompagna la danza gitana, si avverte fin dalle prime battute la piega che prenderà la storia.

L’azione è spostata nella prima metà del XX secolo scorso (con un buon risultato estetico nei costumi firmati da Alessandro Lai). Il primo atto si apre sull’incontro fra i soldati e i passanti, qui trasformati in artisti di strada. Giocolieri e saltimbanchi straccioni si contrappongono a soldati compassati, mostrando da subito quanto complesso sia fare marciare insieme culture e stili di vita diversi. Il secondo atto è affidato a pochi oggetti di scena e alle coreografie coinvolgenti dell’Ensemble di Micha van Hoecke che anima con energia la taverna di Lillas Pastia. Il terzo atto si apre con una folla mesta e misera di migranti che cercano fortuna altrove e dopo un guizzo iniziale - giocato sull’utilizzo di lunghe corde che richiamano le partenze dei transatlantici - la scena viene lasciata alle sole luci curate da Daniele Naldi. Il circo - che avvia con energia questa Carmen  ed è simbolo di un diverso stile di vita - si perde purtroppo nell’ultimo atto, dove avrebbe potuto invece contribuire a una soluzione meno convenzionale della scena della corrida. Tutto l’allestimento si è giovato della grande presenza scenica degli interpreti principali che hanno dato vita a uno spettacolo credibile e di impatto.

La protagonista, Julia Gertseva, è stata una Carmen potente, di inteso volume e dagli accenti forti, capace di coniugare grande capacità recitativa a un’ottima tecnica vocale. Francesca Sassu ha brillato nella sua corretta lettura del personaggio di Micaela, cui ha prestato una bellissima voce, calda e ricca sia in zona centrale che acuta. José Balestrini invece non è parso a suo agio nel ruolo di Don José, a cui sono talvolta mancati volume e precisione negli acuti. Il baritono Dario Solari ha incarnato un Escamillo non particolarmente smagliante, ma comunque apprezzato dal pubblico. Ziyan Atfeh ha fatto valere la sua voce potente e scura nel ruolo di Zuniga.

L’Orchestra Regionale dell’Emilia-Romagna, diretta da Juraj Valčuha, ha dato vita a una lettura coinvolgente della partitura e ha mantenuto un attento dialogo con i cantanti, con il Coro Lirico Amadeus - Fondazione Teatro Comunale di Modena (diretto da Stefano Colò) e con il Coro di voci bianche della Fondazione Teatro Comunale di Modena (preparato da Melitta Lintner).

Il teatro era pieno in tutti gli ordini di posti e animato da un pubblico molto vario, partecipe e attento, forse un po’ troppo generoso in alcune occasioni.

Tommaso Lavegas (29/01/2009)