Recensioni - Cultura e musica

L’ospite inatteso

Istanze sociali ed affettive si intrecciano in un delicato mosaico di pudica intensità. Effetti speciali di altra natura.

Regia: Thomas McCarthy
Interpreti: Richard Jenkins, Haaz Sleiman, Danai Jekesai Gurira, Hiam Abbass, Marian Seldes, Maggie Moore, Michael Cumpsty, Bill McHenry, Richard Kind, Tzahi Moskovitz
Durata: h1.43 
Nazionalità: Usa 2007   Genere: drammatico

Walter Vale è un professore universitario di economia, apparentemente molto occupato, che cerca inutilmente di imparare a suonare il pianoforte, cambiando spesso insegnanti. Rimasto vedovo (di una moglie pianista) trascorre una vita piatta ed abitudinaria nel Connecticut. Dovendosi recare per una conferenza a New York, trova il suo appartamento occupato da una coppia di clandestini, lui siriano (Tarek) e lei senegalese (Zainab). Dopo l’iniziale rifiuto ed allontanamento da casa, li accoglie e diventa loro amico, riuscendo anche, tramite l’insegnamento entusiasta e competente di Tarek, a suonare il djembe (un tamburo). Quando Tarek viene casualmente arrestato dalla polizia e trattenuto in un centro di detenzione, Walter farà di tutto per farlo uscire, insieme a Mouna,la madre di Tarek, una donna dolce e determinata. Questo compito di cui si fa carico diventa essenziale nella sua vita, che non è più quella di prima, in cui, per sua stessa ammissione, “non faceva nulla”.
  Il film si avvale di una sceneggiatura (dello stesso regista) minimale ma efficace, e della magistrale interpretazione di Richard Jenkins, visto recentemente in “A burn after reading”. L’attore sottrae invece di aggiungere, lezione che dovrebbero imparare alcuni gigioni dello schermo, e raggiunge così risultati di straordinaria intensità.
Mentre nascono e crescono i sentimenti che si instaurano tra i personaggi della storia, e che resteranno amaramente interrotti da una società più forte di loro, scorrono le contraddizioni di un’America che ha forse dimenticato la sua antica lezione di civiltà e democrazia, e che le paure post 11 settembre rendono bigotta e repressiva. Ma anche le nostre paure del diverso ci impediscono di recepirne la ricchezza interiore, che viene ritrovata ed esibita  in quell’ostinato e appassionante ritmo finale del professore nella metropolitana. Un messaggio che dovremmo recepire.  

Elena Bettinetti