Recensioni - Cultura e musica

LUDOVICO EINAUDI e PAOLO FRESU Padroni delle Emozioni

Densità di evocazioni per un Live altamente emotivo.

Per il ciclo tener-a-mente, Festival svoltosi presso il Vittoriale degli Italiani, il 31 luglio è stato all'insegna delle musiche evocative, malinconiche e oniriche prodotte dalla fusione di due Maestri d'eccezione quali sono stati il compositore / pianista Ludovico Einaudi e il jazzista / trombettista Paolo Fresu.

Il concerto, apertosi sotto un cielo tenebroso e con sfondo di lago in burrasca, ha portato subito la mente a pensieri lontani, a ricordi piacevoli e immacolati, a tenerezze ricevute e donate a persone care, alla sensazione rievocata d'un abbraccio caloroso ed intenso, all'immaginare un tramonto nel quale perdersi e confondersi, alla dolcezza d'uno sguardo premuroso.
E come ogni splendido ricordo o sensazione che si rispetti, il passaggio fra l'estatica e profonda emozione di gioia e d'abbandono completo, porta poi la mente alla caducità ed alla perdita dello stesso, allo scorrer del tempo implacabile e inattaccabile, alla bramosia di poter riafferrare e risentire quel qualcosa che, pur nella sua brevità temporale, ha dato tanto per poi sfuggire come un soffio di fra le mani per poi divenire e restare soltanto un Ricordo, cosi questo live ha saputo imprimere queste vibrazioni di piacere - perdita, amore - abbandono, gioia - malinconia nell'aria, nei cuori, nelle menti e nelle anime degli spettatori.
Ludovico Einaudi ha saputo portare, con le sue note cadenzate e dai ritmi lenti, la mente ad elaborare ed a vagheggiare, creando "l'habitat" con il suono e dando modo ad ognuno di viverlo e sentirlo proprio durante le pause.
Paolo Fresu, dal canto suo, grazie alle sue trombe ed agli effetti proposti nelle loro sonorità, elevava, ampliava, amplificava e quasi esasperava quelle fantasie create dal pianoforte, per portare quelle emozioni non ad esser scorci di vita vissuta, ma "bolle di sapone" che salivano, scendevano, ingrossavano, rimpicciolivano, dando al contesto un moto armonico che portava ora entro sé stesso ora fuori, ora all'attimo stesso ed ora "all'allora", ora al tocco ed ora al soffio sfuggente fra le mani.
Se in altri concerti si può parlare solamente di "musica", in questo si deve parlare di profonde emozioni d'estasi, di viaggi pindarici, della riscoperta delle profondità delle nostre anime.
Tralasciando la leggera pioggerellina caduta a brevi tratti - che peraltro, visto quanto suscitato in termini emozionali nel live, era quasi necessaria per calare alla perfezione in quel mondo creato dalla musica, quasi a mostrare che anche il cielo poteva incarnarsi in panni umani e "piangere" dalla commozione - due sono state le note dolenti del concerto.
La prima legata all'uso degli  ombrelli da parte di molti spettatori, che per un lungo tratto dello spettacolo sono stati l'unica cosa vedibile nell'anfiteatro, mancando la possibilità di acquistare  k-way o altri sistemi impermeabili "alla persona"; la seconda invece legata ad una fetta di pubblico (non cosi piccola da non esser menzionata) che si potrebbe in prima istanza definire maleducata - essendo letteralmente "fuggita" durante l'applauso al termine del concerto appena prima del bis o, peggio ancora, passando sotto al palco o rumoreggiando durante l'esecuzione dello stesso - mentre in seconda battuta si potrebbe catalogare come quella parte di popolazione che non fa le cose con il cuore, ma che le fa solo per il poter dire "io c'ero", ma senza capire esattamente "dove fosse" od a cosa stesse assistendo. A queste persone io sconsiglio spassionatamente questo tipo di concerti, dato che "rovinano e si rovinano" eventi ed emozioni.

Fabio Torosani 31/07/2012