Recensioni - Cultura e musica

La Carmen di Bizet infiamma l’Arena di Verona

Andrew Richards, Don Jose’ d’eccezione, conquista il palcoscenico

Ritorna sul palcoscenico areniano, anche per l'88esimo Festival lirico, la Carmen di Bizet, con scene e regia di Franco Zeffirelli.
Nonostante le temperature rigide d’eccezione, giovedì 29 luglio 2010 nell’anfiteatro romano si sono radunate migliaia di persone, tutte bardate di impermeabile e copertina: l’intera giornata è stata caratterizzata da piogge e temporali, ma la fortuna ha voluto che, nel corso della serata, neppure una goccia d’acqua sia caduta sull’Arena.
 

La sensazione di freddo si è subito placata alla visione della grandiosa scenografia, più asciutta ed essenziale rispetto a quella oleografica e sovrabbondante che eravamo abituati a vedere, con la ormai celeberrima tenda centrale, simile ad un sipario, dai toni caldi, del rosso e del giallo, e allo stesso tempo zingareschi, segno che contraddistingue la Carmen.
Ma ancor più emozionante e vero protagonista dell’opera nella serata è stato Andrew Richards che, con la sua voce calda e potente, ha innalzato la figura di Don Jose’, rendendolo padrone del palcoscenico. In particolare il tenore si è distinto nell’aria Le fleur que tu m'avais jetée, emozionando e facendo commuovere l’intera arena che ha ricambiato con calorosi applausi.
Da non sottovalutare anche la protagonista, Géraldine Chauvet che ha partecipato anche al Gala di apertura di quest’anno dell’Arena di Verona, ma che nel corso della serata ha dovuto confrontarsi con un coro tenuto ad un volume un po’ troppo alto, forse proprio calibrato in base alla potenza vocale di Andrew Richards. In ogni caso la mezzosoprano ha mirabilmente interpretato la Habanera riscuotendo un buon successo personale.
Molti consensi sono arrivati anche per il duetto del I atto Parle-moi de ma mère! tra Don Jose’ e Micaela, interpretata da Silvia Dalla Benetta: il soprano ha dimostrato grande talento e una voce molto espressiva.
Disattese invece le aspettative per il couplet del Toreador nel II atto, dove la figura di Escamillo, interpretata da Deyan Vatchkov, è apparsa alquanto statica e priva di pathos. Ma si è trattato di un’eccezione poiché nel resto dell’opera il baritono è apparso molto più passionale e coinvolgente.
Il culmine della magia della Carmen risiede sempre nell’ultimo atto, dove un tripudio di musica e di giochi di colore, con le efficaci coreografie firmate da El Camborio, trasportate dalle note dell’orchestra, diretta con piglio sicuro da Julian Kovatchev , hanno sbalordito il pubblico che ha applaudito lungamente gli artisti, dando prova di aver apprezzato il capolavoro del compositore francese.
Un indiscutibile e meritato trionfo dunque per la Carmen, che, per la sua dinamicità ed il suo esotismo, rimane una delle opere più apprezzate nel repertorio dell’Arena di Verona.


Sabrina Malesci (29/07/2010)