
Termina magnificamente il Festival Verdi 2025 con una memorabile ed intensa esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi
Quattro grandi voci, un’orchestra superlativa, un direttore attento ad ogni armonia, un coro sempre all’altezza: questa è la sintesi del pomeriggio di ieri al Teatro Regio di Parma.
La Messa da Requiem è uno dei capolavori del Maestro Verdi, e se è eseguita come ieri, non esistono attributi per descriverla. Il “Libera me Domine” fu scritta dal compositore bussetano per la messa in onore di Rossini, alla quale avevano partecipato altri compositori per gli altri pezzi della messa. Giuseppe Verdi riadatterà il proprio contributo, il conclusivo "Libera me...", per la sua Messa da Requiem del 1874, dedicata ad Alessandro Manzoni, per il quale lui aveva una venerazione. La musica del “Lacrymosa dies illa” deriva da una pagina soppressa dal Don Carlos.
L’esecuzione a cui ho assistito è stata di una carica emotiva fortissima. Tutti gli artisti e i musicisti hanno fatto massa unica e hanno esaltato la profondità della composizione. Iniziamo parlando del Direttore, il Maestro Robert Trevino: perfetto nel gesto, è stato capace di amalgamare canto e suono in un unicum veramente magnifico per potenza, soavità e dolcezza. Ha guidato L’Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini, una garanzia di eccellenza in tutti i suoi componenti. Elegantemente impeccabile il Coro del Teatro Regio di Parma diretto dal Maestro Martino Faggiani.
Il soprano Marta Torbidoni, che debuttava questa composizione, ha una voce che ti avvolge e avvince, unita ad una tecnica vocale perfetta. L’ha dimostrato in tutti i suoi interventi: pianissimi vellutati, note centrali ben tenute, acuti mai urlati. È sempre una gioia ascoltarla in qualsiasi ruolo.
Il mezzosoprano Valentina Pernòzzoli è giovanissima, ha una voce pregevole e duttile, che le ha permesso di cantare senza esitazioni tutti i brani del suo registro: è stato un vero piacere averla potuta ascoltare.
Il tenore Piero Pretti è uno dei migliori tenori della scena lirica mondiale. Ottimo ed irreprensibile il suo canto, magnifica la dolcezza con cui ha cantato “Ingemisco”. Per ultimo, ma non ultimo, il basso Michele Pertusi, che giocava in casa. Esperto ed abile, è stato sublime in “Mors stupebit et natura”, nel “Confutatis maledictis”, ed in tutti i suoi interventi con il coro e gli altri solisti.
Che l’esecuzione sia stata emozionante è risultato palese: infatti alla fine del lunghissimo pianissimo dell’orchestra, il pubblico è rimasto in silenzio a lungo. Un interminabile momento di commozione e di interiorizzazione delle note, per poi esplodere in uno scrosciante e meritatissimo applauso rivolto a tutti coloro che erano sul palcoscenico.