Recensioni - Cultura e musica

La Novosibirsk Philharmonic in un eccellente programma dedicato a Tchaikovski

AL SETTEMBRE DELL’ACCADEMIA LA PRIMA IMPRESSIONE NON SEMPRE SI RIVELA CORRETTA: LA SERIETÀ NON È LA SOLA COMPONENTE DI GINTARAS RINKEVICIUS E DELLA NOVOSIBIRSK PHILHARMONIC ORCHESTRA, E ITAMAR ZORMAN NON E’ UN VIOLINISTA TIMIDO!

Dedicato a un solo compositore, o quasi,  il programma scelto da Gintaras Rinkevicius per l’esibizione della Novosibirsk Philharmonic Ochestra al Settembre dell’Accademia 2015. Tchaikovskij. Il suo (unico) Concerto per Violino e Orchestra Op. 35 del 1878 e una delle ultime composizione, ossia, la Sinfonia n. 6 in Si Minore Op. 74 “Patetica”.
Il concerto si apre con l’ingresso di un Itamar Zorman, violino solista, classe 1985 che dà l’impressione di fragilità e timidezza che contrastano enormemente con la fremente e matura interpretazione che ci avvolge durante tutta l’esecuzione di questo unico concerto per violino e orchestra scritto dal conterraneo della Novosibirsk Philharmonic Orchestra. Ed è proprio la profonda conoscenza del compositore, della sua cultura, del suo sentire che trasmettono questi musicisti molto seri e dall’aria molto “russa”.
Al termine del concerto che ci lascia senza fiato, Itamar Zorman ci concede il brano di Joseph Achron – Melodia ebraica op. 33, trascrizione in violino di una melodia struggente e toccante che necessita oltre ad una vivida interpretazione anche di una notevole tecnica di cui Itamar Zorman ci aveva già deliziato con il concerto precedente. L’ascolto silenzioso del pubblico in sala si scioglie in un applauso fragoroso pieno di bravo al termine dell’esecuzione.
La seconda parte del concerto ci consente di apprezzare appieno la maturità e conoscenza del compositore.  E l’intensità con cui viene diretta  tutta la Sinfonia, ed in particolare il terzo movimento, porta il  pubblico quasi a confondersi e a partire con l’applauso prima del tempo. Le grandi mani di Gintaras  Rinkevicius avvolgono l’aria, nel quarto e ultimo movimento,  e il suono si fa largo, ampio portando ad una nota finale intensa e lunga che rimane sospesa nell’aria per qualche istante prima che la platea esploda in un applauso duraturo e intenso. E finalmente i musicisti sorridono.
Gintaras ci lascia con delle note frizzanti e briose, a stemperare un po’ la serietà di Tchaikovskij, con il primo movimento de la suite n. 1 da L'Arlésienne di Bizet e un’interpretazione molto divertente e intensa di una delle melodie di tango più conosciute Libertango di Astor Piazzolla, rendendo felici fiati e percussioni permettendo loro di dimostrare un virtuosismo che passa attraverso l’aumento di ritmo fino al parossismo culminante con il brusco finale che fa scatenare nuovamente l’applauso entusiastico in sala.

Valeria Bisoni  21 Settembre 2015