Recensioni - Cultura e musica

La Resurrezione per il doppio anniversario mahleriano

La seconda Sinfonia al Teatro Filarmonico inaugura la stagione che include il cento cinquantenario dalla nascita e il centenario dalla morte del compositore boemo.

Con la seconda sinfonia Mahler inizia a definire le caratteristiche che contraddistingueranno buona parte della sua produzione sinfonica futura, ovvero uno stretto legame con la forma liederistica e la presenza del coro.
Ad onor del vero bisogna sottolineare che anche nella prima sinfonia, sebbene la voce umana non fosse presente, più di un tema nasceva da reminiscenze liederistiche, in particolare nel terzo movimento, ed anche l'idea di inserire una parte corale risaliva già a quella composizione, ma il timore di ricalcare troppo fedelmente lo schema della nona sinfonia di Beethoven lo aveva fatto soprassedere.

Tuttavia il legame tra il "Titano" e la "Resurrezione" è molto stretto, infatti se nella prima composizione il tema trattato era quello di un eroe, nella seconda è la morte di questo eroe che si affronta, in particolare nel primo e nell'ultimo movimento, mentre i tre movimenti centrali rappresentano degli schizzi della vita trascorsa.
La stagione 2010/11 racchiude in sé due importanti ricorrenze mahleriane: quest'anno i 150 anni dalla nascita ed il prossimo i 100 dalla morte, per questo la Fondazione Arena di Verona ha scelto di inaugurare la stagione sinfonica con questa composizione di non frequentissima esecuzione, infatti nei programmi dei concerti è molto più facile incontrare le meno impegnative prima, quarta e quinta sinfonia.
John Neschling, alla testa del coro e dell'orchestra dell'Arena ha diretto una seconda sinfonia estremamente lucida e controllata, pur non rinunciando al lirismo insito nella partitura. Pur avvalendosi di un organico inferiore a quanto l'autore aveva prescritto, il risultato è stato convincente e l'orchestra è emersa in tutta la sua preponderante energia, in particolare nel primo e nell'ultimo  movimento.
Apprezzabile anche il gioco di sfaccettature offerto nei tre movimenti centrali, peraltro i più ispirati a livello di scrittura, nei quali si ha maggiormente la possibilità di approfondire l'aspetto espressivo.
L'orchestra si è mostrata estremamente duttile e puntuale nell'assecondare Neschling nel suo progetto, ed anche il coro, per quanto l'impegno richiesto in questa composizione sia abbastanza circoscritto, si è mostrato in forma migliore rispetto ad altre recenti esibizioni.
Corposa ed espressiva la voce del contralto Susanne Kelling, mentre forse un po' troppo chiara, ma sempre corretta e puntuale è apparsa l'emissione della soprano Talia Or.
Al termine applausi meritati e prolungati da un Teatro Filarmonico che, data la particolarità e la qualità dell'esecuzione, avremmo voluto vedere con un pubblico più numeroso.

Davide Cornacchione 15 ottobre 2010