Recensioni - Cultura e musica

La divertente rivoluzione delle donne

“Il mondo alla rovescia” di Antonio Salieri in un efficace allestimento al Teatro Filarmonico

La stagione lirica 2009/10 del Teatro Filarmonico di Verona ha inaugurato con la prima rappresentazione in tempi moderni del “dramma giocoso per musica” Il mondo alla rovescia di Antonio Salieri, in collaborazione con la Fondazione Salieri di Legnago.
L’opera, composta nel 1795, racconta di un’isola in cui i ruoli sono invertiti e le donne svolgono azioni militari mentre gli uomini costituiscono la preda delle schermaglie amorose.

Dal punto di vista musicale la partitura presenta alcuni spunti d’interesse, senza tuttavia apparire come il capolavoro rivelato. Nonostante la sua composizione risalga agli anni immediatamente successivi alla morte di Mozart, Salieri dimostra di non averne assimilato la lezione dal punto di vista dello scavo sui personaggi: la struttura infatti è quella classica dell’opera buffa italiana, in cui arie e pezzi di bravura, per quanto musicalmente apprezzabili, sono sempre fini a sé stessi, senza contribuire minimamente all’approfondimento dei caratteri.
A difesa del compositore di Legnago va comunque riconosciuta una notevole solidità di impianto ed altrettante abilità e disinvoltura nel gestire la materia musicale: le melodie sono spesso accattivanti ed alcune arie, soprattutto le arie di coloritura delle due soprano, vanno al di là del solido mestiere; tuttavia questo non impedisce di avere la sensazione di trovarsi di fronte ad un’operazione di retroguardia.
La Fondazione Arena ha realizzato un allestimento che, seppure non destinato a passare alla storia, ha comunque reso un buon servizio alla partitura, sia dal punto di vista musicale che da quello visivo.
La concertazione era affidata al maestro Federico Maria Sardelli, esperto del repertorio settecentesco, che ha diretto con piglio brillante e con mano solida un’orchestra non proprio adusa a questo genere musicale e quindi non sempre in grado di assecondarne perfettamente le dinamiche.
Il cast vocale era costituito da un ensemble di giovani interpreti che si sono distinti per freschezza e versatilità, dando prova di un buon affiatamento di gruppo, al di là del singolo talento.
I due ruoli vocalmente più impervi, ovvero la Colonnella e la Marchesa sono stati efficacemente sostenuti dalle brave Patrizia Cigna e Maria Laura Martorana. Ambedue hanno sfoggiato una solida tecnica che ha loro consentito di risolvere brillantemente l’arditezza delle coloriture delle loro arie. Divertente il contrasto esercitato dalla terza figura femminile, ovvero la Generala, ruolo interpretato “en travesti” dal bravo Marco Filippo Romano, che ha intelligentemente evitato gli eccessi macchiettistici che potrebbe ispirare questo ruolo. Maurizio Lo Piccolo è stato un Conte dalla buona presenza scenica ma forse non altrettanto incisivo dal punto di vista vocale. Omogeneo il resto del gruppo costituito dall’Ajutanta di Rosa Bove, dall’Amaranto di Emanuele D’Aguanno, dal divertente Girasole di Krystian Adam e da Giampiero Ruggeri nel doppio ruolo del Comandante e del Gran Colombo.
Dal punto di vista registico Marco Gandini ha creato uno spettacolo che, se da una parte ha intelligentemente evitato soluzioni gratuite e cadute di gusto, dall’altra si è rivelato tutto sommato privo di mordente, raramente andando al di là della corretta messinscena. Le scene di Carlo Centolavigna giocavano sul tema del “rovescio” con soffitto e pavimento che presentavano la stessa struttura ma invertita  e con lo spazio scenico chiuso da quinte semitrasparenti che potevano fungere sia da finestra che da specchio, mentre i costumi di Silvia Aymonino risultavano funzionali.
Il pubblico, che riempiva il teatro pur senza gremirlo, si è comunque divertito ed ha dimostrato il suo apprezzamento con generosi applausi alla fine dello spettacolo.

Davide Cornacchione  24 novembre 2009