Recensioni - Cultura e musica

La grande Russia, atto secondo

Dopo Temirkanov anche Bychkov e Gerstein al Settembre dell’Accademia in un programma dedicato alla musica russa

A pochi giorni di distanza dal concerto che ha avuto protagonista la Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov, il Settembre dell’Accademia chi ha regalato un altro appuntamento con la musica russa, nello specifico Rachmaninov e Čaikovskij, eseguita da musicisti russi, ovvero Semyon Bychkov e Kirill Gerstein accompagnati dall’italiana Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI.


Brano d’apertura era il Concerto per pianoforte n. 2 di Sergej Rachmaninov, compositore russo ma naturalizzato americano, caratteristica questa che lo accomuna ai due interpreti, anche loro russi di nascita ma statunitensi d’adozione.
Al maestoso incipit ha fatto seguito un primo movimento caratterizzato da una certa prudenza nell’esecuzione. I tempi erano leggermente dilatati ed anche dal punto di vista interpretativo si è avuta l’impressione di una grande attenzione alla struttura musicale cui però non corrispondesse una netta visione interpretativa. Questa sensazione, protrattasi in parte anche nell’Adagio sostenuto, è svanita nel terzo movimento che ha visto Gerstein impossessarsi letteralmente della tastiera ed intraprendere un dialogo serrato con l’orchestra che ha dato vita ad un’interpretazione pirotecnica e trascinante.
La grande classe del pianista ha avuto modo di rivelarsi anche nella Melodia di Rachmaninov eseguita come bis.

La seconda parte della serata è stata caratterizzata da un’intensa esecuzione della Quarta Sinfonia di Pëtr Ilič Čaikovskij, compositore tra i più frequentati da Bychkov, che ne ha dato un’interpretazione nitida, asciutta, assecondato da un’orchestra perfettamente a suo agio nella partitura. Il suono di questo Čaikovskij è diverso da quello ascoltato pochi giorni prima dalla Filarmonica di san Pietroburgo, meno morbido, più “occidentalizzato”, ma il risultato è altrettanto interessante. La magniloquenza del primo movimento viene ridimensionata da Bychkov, di conseguenza la narrazione guadagna in fluidità e compattezza. La grande cura nel dettaglio esalta i due movimenti centrali in particolare il terzo, che risulta il più a fuoco dell’intera composizione. Come sempre calorosissima la risposta del pubblico al termine del concerto suggellato anche in questo caso, come era accaduto per Temirkanov,da un bis di Elgar: la nona delle Variazioni enigmatiche.

Davide Cornacchione 17 settembre 2017