Recensioni - Cultura e musica

La perfetta burla di Carlo Lepore

Il Teatro Farnese di Parma: una boiserie di tutto rispetto per il Falstaff di Verdi

Nella suggestiva cornice del teatro Farnese di Parma, sabato 22 ottobre è andata in scena la penultima replica del Falstaff di Verdi con uno splendido allestimento ed un ottimo cast.
Il Falstaff è l’ultima opera che Verdi scrisse. Il libretto, redatto da Arrigo Boito, si ispira alla celebre commedia di Shakespeare Le allegre comari di Windsor, nella quale vengono inseriti anche alcuni passaggi dall’Enrico IV.
 

La vicenda ruota tutta intorno a Falstaff interpretato dal bravissimo Carlo Lepore che, in apertura del primo atto si presenta, sdraiato come un papa, su un grande letto di legno, a coronamento del quale sono collocate le grandi corna di un alce.
L'anziano e corpulento Sir John Falstaff è alloggiato con i suoi servi, Bardolfo e Pistola, presso l’osteria della Giarrettiera, dove progetta di conquistare due belle e ricche dame: Alice Ford (Svetlana Vassileva) e Meg Page (Daniela Pini) e, a questo scopo, invia alle due comari altrettante lettere d'amore perfettamente identiche.
Il secondo quadro è stato allestito in maniera semplice, ma efficace con tanti teli appesi come dei panni stesi e dipinti nero su bianco a raffigurare i cottage della campagna inglese del XV secolo. Tra i panni svolazzano dei corvi che connoteranno ogni cambiamento di scena.
Alice e Meg scoprono di aver ricevuto da Falstaff due lettere identiche. Tra lo sdegno e l’ilarità, le due donne, insieme alla comare Quickly e a Nannetta (figlia di Alice, innamorata del giovane Fenton, ma promessa invece dal padre al pedante Dottor Cajus), progettano una tale burla ai danni dell'impudente cavaliere, da togliergli la voglia di atteggiarsi ad ardente seduttore. Intanto anche il gelosissimo Mastro Ford e il Dottor Cajus, informati dai servi di Falstaff delle intenzioni del loro padrone di sedurre comare Ford, si preparano a contrastarlo ideando a loro volta uno scherzo all'insaputa delle donne, ritenendolo, a torto, fedifraghe.
Così tra uno scherzo e l’altro l’unico a restar infine veramente a bocca asciutta è davvero Falstaff. Infatti, il bravo seduttore, si prepara per bene per andare all’incontro amoroso e si abbiglia riccamente e come un uomo di gran classe. Da notare come tutti i personaggi dell’opera siano stati sempre vestiti in bianco e nero, mentre solo Falstaff e poi anche comare Ford, nel secondo atto, sono gli unici ad essere vestiti in rosso a sottolineare il loro temperamento sanguigno.
Così, mentre il poveretto “dalle due alle tre” è tutto teso a corteggiare la sua bella, mastro Ford rientra in casa, pensando di cogliere sul fatto la moglie che lo tradisce e che invece, più fedele che mai, ha già escogitato un piano per farsi beffe del suo adoratore. In tutta fretta Falstaff viene nascosto nella cesta dei panni sporchi, costretto così ad odorare olezzi certamente poco graditi per venire infine gettato nelle acque gelide del Tamigi a schiarirsi le idee.
Svetlana Vassileva è stata davvero accattivante e sensuale coi suoi bei capelli sciolti nel recitare la parte della donna sedotta, mentre Carlo Lepore ha dimostrato una comicità innata nella goffaggine del porgere i fiori o all’inizio del primo atto quando ha fatto le flessioni sul letto. La sua arietta Quando ero paggio è stata davvero un raro e perfetto connubio di canto e recitazione insieme.
Il terzo atto si apre con Falstaff nella vasca da bagno intento a scaldarsi con un bel bicchiere di vin caldo Ehi! Taverniere! e a leccarsi le ferite.
Alice intanto rivela al marito la verità e tutti, uomini e donne, si coalizzano per giocare a Falstaff l'ultima spettacolare burla: comare Quickly (la frizzante Romina Tomasoni) lo convince a recarsi ad un secondo appuntamento con Alice e Meg questa volta nel parco, a mezzanotte, dicendogli di travestirsi da Cacciatore Nero. Tutti si travestono da fate e folletti e Nannetta veste i panni della splendida Regina delle fate.
Mastro Ford intende approfittare della confusione per sposare la figlia con il vecchio Dr. Caius e, mentre spiega il suo piano al dottore, viene udito per caso da Mrs. Quickly, che immediatamente avverte la giovane.
La notte cala sulla campagna intorno a Windsor con un telo identico a quello che fa da sfondo e lo copre come se fosse il suo negativo; davanti, al centro, un’enorme quercia domina tutta la scena.
L'incontro galante però si trasforma in tregenda: mascherati da creature fantastiche, tutti gli abitanti di Windsor circondano il panciuto seduttore, mentre una schiera di folletti (i bambini di Windsor interpretati da otto piccoli parmigiani) lo picchiano con rami d’albero e lo costringono a confessare le sue malefatte. Finalmente Falstaff riconosce il servo Bardolfo e comprende di essere stato, una volta ancora, gabbato. Intanto Ford sposa quella che crede sua figlia Nannetta con il Dr. Caius ma, tolto il velo si scopre che è invece Bardolfo! L'opera così finisce in allegria: Ford si rassegna, acconsente al matrimonio di Nannetta e Fenton e invita tutti a cena; e Falstaff – ritrovata l'antica baldanza – detta la morale della storia: «Tutto nel mondo è burla.»
L’opera è ricca di proverbi popolari, rispecchiando il pensiero di un uomo che ha vissuto la sua visa ed ha la saggezza dell’età matura. Frasi come “l’oro apre le porte” o “rubar con garbo e a tempo” sono ancora attualissime e, il motto dell’opera, che chiude con la celebre aria “tutto nel mondo è burla, l’uom è nato burlone” potrebbe essere semplicemente trasposta in un più semplice “chi la fa l’aspetti” o un più evangelico “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.


Sonia Baccinelli 22 ottobre 2011