Recensioni - Cultura e musica

La tromba di Emilio Soana nel ricordo di Gorni Kramer

Il musicista ottantenne, in occasione dei 110 anni del celebre compositore, ospite del Circolo del Jazz di Mantova

In questi giorni l’uno avrebbe compiuto 110 anni; lo scorso 16 luglio, per l’altro le primavere scoccate sono state 80. Numeri tondi che si rincorrono in una cabala che strizza l’occhio alla vita. C’è un filmato delle teche RAI, rubato ad una serata di grazia nel celebre locale “La Bussola” di Viareggio, in cui La tromba di Emilio Soana prende la scena. Sono i primi anni ’70. Il brano è Tenderly. Sullo sfondo si vede Gorni Kramer, che pochi istanti prima lo aveva introdotto al pubblico. Le volute di quel canto, struggente, immensamente poetico nella sua disarmante naturalezza, morbido anche quando tocca, con millimetrica precisione, suoni sovracuti, gli annebbiano lo sguardo di una visibile commozione. Alla fine, per quel solista dal talento cristallino che il suo infallibile fiuto aveva scovato da bambino, nella bottega del padre barbiere, preconizzandone il destino, ci sarà in premio una carezza. Un gesto che varrà più di qualsiasi parola; il muto, affettuoso passaggio di testimone da una generazione all’altra di conterranei. Lo scorso 21 luglio, quella carezza aleggiava, preziosa come l’improvviso vento giunto a scompigliare l’aria torrida dell’estate padana. E la presenza del Maestro si faceva fortissima, palpabile, mentre l’incanto della musica afferrava mente e piedi del pubblico che stipava Piazza Finzi, venuto a festeggiare, nel segno di Kramer, i primi 80 anni di Soana e, con essi, l’identità profonda, popolare, straordinariamente creativa, di un paese. Una festa fortemente voluta dalla Fondazione Sanguanini Rivarolo Onlus che, insieme con il Circolo del jazz di Mantova, ha subito pensato di fare di questa speciale edizione del Premio Kramer un momento celebrativo per uno dei protagonisti assoluti della scena musicale dell’ultimo mezzo secolo. Istrione sul palco quanto defilato nella vita, Soana ha dato fuoco alle polveri, chiamando a sé gli strepitosi compagni di viaggio della Nick the Nightfly Orchestra. Al prestigioso Blue Note di Milano, questa ciurma avventurosa capitanata dal suo omonimo leader e trascinata dal carisma di Gabriele Comeglio, ha attirato come un magnete il meglio del panorama jazz mondiale. Impossibile resistere alla tentazione di tuffarsi in quel gorgo di bellezza che ti incalza, che ti stuzzica a scrivere nuovi racconti sul nudo tracciato di un giro armonico. L’avvio, dopo i saluti del Sindaco e del Presidente della Provincia di Mantova, non poteva essere più emozionante: una pagina tratta dal Bernstein di West Side Story, “Maria’s theme”, che in una serata di Amarcord come questa diventava per Soana un omaggio affettuoso alla moglie Silvana, seduta in prima fila con figlie e nipoti: una dedica in musica che valeva mille parole non dette. La band, ogni membro della quale meriterebbe colonne di parole per dipingerne la torreggiante bravura, lo applaude con una standing ovation e, prima di proseguire, lo omaggia di un pensiero: una maglietta azzurra con la scritta “Emilio 80” sulla schiena. Lui, divertito, la indossa, e a quel punto il concerto prende il largo. Una rosa di pagine di Kramer – su tutte, Domenica è sempre domenica dove, a raggiungerlo, in una gara di bravura sono, da brividi, le trombe di Sergio Orlandi e Alessandro Bottacchiari – in cui Soana sembra condurre pubblico e musicisti per mano nel suo mondo, quello del musicista ma ancor prima quello dell’uomo. Lo fa con la sua tromba visionaria capace di dispensare, in un filato narrativo unico per lucidità, pienezza, qualità del suono – un misto tra bronzo e velluto – profumi di nostalgia, incanto, scanzonata ebbrezza. Il senso della vita riposto in frasi incastonate nell’intarsio dell’orchestra che, attorno a lui come in un abbraccio, sussurra, incalza, dilaga. Un crescendo formidabile tra pagine di Luttazzi, Bacharach e altri, culminato con l’arrivo in scena dell’anima della compagine, l’eclettico Nick the Hightfly, accompagnato dalle belle voci di Caterina Comeglio e Maggie Charlton, per un’ultima, magica spruzzata di note. Allo spegnersi dell’ultimo accordo - un improvvisato blues dedicato a Rivarolo - con il paroliberismo di Nick intrecciato ai commenti musicali di Soana, nessuno del pubblico avrebbe voluto alzarsi. Una serata non basta a raccontare 80 anni di musica.