Recensioni - Cultura e musica

L'amore, la vita, la pace cantati da Gualazzi

Coinvolgente concerto al Teatro Romano per la rassegna Verona Jazz

La cifra artistica di Raphael Gualazzi, classe 1981 di Urbino, declina in modo molto contemporaneo la tradizione della canzone italiana verso il pop più moderno, richiami al jazz di New Orleans, il ragtime americano e gli esotismi di Duke Ellington, incanalando tutto ciò in architetture musicali e vocali pur mantenendo una spiccata personalità senza calcare i percorsi di chi, in passato, ha tentato simili accostamenti.

Sul palco del Teatro Romano, a Verona, quarto appuntamento di Verona jazz, venerdì 23 giugno alle ore 21,15 il cantautore e pianista, apprezzato sia in Italia che all’estero per presentare il suo ultimo disco “LOVE, LIFE, PEACE”, accompagnato da sei musicisti: Pierluigi Bastioli al trombone, Mario Postacchini al sax, Gigi Foggi Grigioni alla tromba, Laurent Miqueu alla chitarra, Aders Ubrich al basso e contrabbasso e Gianluca Nanni alla batteria.

Gualazzi apre il concerto veronese Con “Tickele toe” l’hot swing firmato Lester Young e il pubblico, nonostante l’afa opprimente, s’accalora ancor di più.
Perfettino, preciso, bravissimo, canta e suona che lo ascolteresti per ore, pensando a quale collocazione sia migliore per assaporare le sue canzoni. Fa le cose che gli piacciono e si sente; adora il jazz, anche di autori meno conosciuti, tipo Nat Gonella con “Let him leave”, ma c’è posto anche per la canzone di Sanremo che gli valse il premio della critica; c’è posto anche per “L’Estate di John Wayne” che le radio di tutta Italia stanno passando a manetta… non gli riesce molto bene, forse troppo commerciale per la sua classe cristallina, e va bene così…

Comunque un artista di quelli da tenere in casa ogni suo CD e quando ti viene voglia di gridare, urlare, e abbaiare come un cane… schiaccia PLAY.

Severino Boschetti 23 giugno 2017