Recensioni - Cultura e musica

Le armonie della Vienna neoclassica al Settembre dell’Accademia

Schubert, Schumann e Beethoven nel programma dell’Orchestra Sinfonica della radio di Vienna

Prendete un’orchestra austriaca avvezza alla versatilità (L’Orchestra Sinfonica della Radio di Vienna), fatela dirigere da un direttore svizzero oboista (Heinz Holliger, il più famoso del mondo) e compositore, aggiungete un pianista tedesco aperto a linguaggi artistici teatrali (Alexander Lonquich) e otterrete un concerto a dir poco coinvolgente.
Il programma del quarto concerto del Settembre dell’Accademia, alternava pagine del grande repertorio a  brani non particolarmente noti, scelta che, come del resto Holliger ama evidenziare, porta  ad un ascolto ancora più attento di un’orchestra tecnicamente perfetta, senza mai una sbavatura e dalla quale esce un suono talmente perfetto da apparire quasi registrato.

L’Ouverture Op. 43, Le creature di Prometeo di Ludwig Van Beethoven,  con la sua semplice genialità e con un’esecuzione di stampo neoclassico che sembra quasi in punta di piedi, esprime appieno l’affiatamento dell’orchestra e con le rotondità dei suoni degli strumenti sembra preparare all’arrivo dello Schumann  di Alexander Lonquich. In effetti dopo aver ascoltato quell’autentica meraviglia che è il Concerto per pianoforte in La minore Op. 54  per l’appunto di Robert Schumann, si ha come la sensazione che la scelta di Beethoven all’inizio sia proprio servita per far conoscere l’orchestra, la sua identità e la sua perfezione, e quindi consentirle di accedere a pieno titolo ad accompagnare il pianoforte nel brano scelto. Una sintonia talmente perfetta all’interno di un’esecuzione di stampo lirico ed introspettivo che ha “costretto” Lonquich ad un bis sempre nel nome di Schumann.
Nella seconda parte del concerto il programma prevedeva due composizioni di Franz Schubert: l’Andante in Si minore D. 936a frammento orchestrale completato da Roland Moser e la Sinfonia n.7 “Incompiuta” in Si minore D. 759, presentati senza soluzione di continuità. Scelta forse non del tutto condivisibile, soprattutto in virtù del fatto che buona parte dell’Andante è frutto di un lavoro di riscrittura, tuttavia questo non ci ha impedito di apprezzare il lavoro dell’orchestra che ha eseguito mirabilmente entrambi i brani. Il pubblico che è rimasto in religioso silenzio sino al termine, non ha poi interrotto gli applausi fino a quando l’Orchestra ha concesso ben due bis. Holliger non  ha perso quindi l’occasione di farci ascoltare altri due brani non popolarissimi dello stesso Schubert ovvero le danze da Rosamunde principessa di Cipro, scherzando un po’ con il pubblico nel presentarli come brani “molto, molto” conosciuti.
A conclusione della serata è rimasto solo un piccolissimo dispiacere…..non aver sentito anche l’oboe di Holliger, ci sarebbe piaciuto.

Valeria Bisoni 19/09/2008