Recensioni - Cultura e musica

Le coreografie del grande Mats Ek al Ponchielli

Ammirevole ma per alcuni versi discutibile l'idea di riproporre coreografie del grande maestro affidandole agli allievi di una scuola di danza

Mats Ek, il grande coreografo svedese che ha segnato la danza con pezzi memorabili come le riletture di “Giselle”, “Bella addormentata”, “La casa di Bernarda Alba”, “Solo for Two”, "Carmen", ecc. all'inizio dello scorso anno si era ritirato dalle scene e aveva deciso di dare addio alla danza togliendo tutti i suoi pezzi dal repertorio delle compagnie. Questo lasciava intendere che i suoi lavori scomparissero per sempre dai cartelloni dei teatri, ma fortunatamente non è stato così. Ci ha pensato Pompea Santoro, col suo EkoDanceInternational Project, a riportare le coreografie di Mats Ek sul palco del Teatro Ponchielli di Cremona il 13 ottobre scorso.

 

Lo ha potuto fare grazie al suo strepitoso curriculum svolto praticamente per 25 anni come prima ballerina del Cullberg Ballet, compagnia di danza svedese fondata da Birgit Cullberg e diretta dal 1980 dallo stesso Mats Ek, figlio della coreografa. In questa compagnia Pompea ha interpretato quasi tutti i ruoli principali delle coreografie di Ek, di cui continua a riproporre l'opera, anche dopo essersi ritirata dalle scene, per dedicarsi all'insegnamento e alla collaborazione col Teatro Regio di Torino. E a Cremona lo fa con l'EkoDanceInternational Project, un gruppo di giovani provenienti dal corso di perfezionamento, che lei propone, nella sua Accademia di Torino,  a ballerini che vogliono perfezionarsi sia da un punto di vista tecnico che artistico. L'obiettivo del corso è aiutare giovani talenti ad affrontare adeguatamente il passaggio al mondo professionale e "la peculiarità del progetto, rispetto a esperienze analoghe già esistenti, risiede nella scelta delle discipline affrontate, degli insegnanti e dei coreografi che collaborano con l’Accademia." Infatti i giovani allievi, oltre allo studio del repertorio basato sulle coreografie di Mats Ek, operano, come in una compagnia professionale, allestendo balletti di coreografi di fama internazionale e collaborano con compagnie europee ed Accademie straniere.

 

L'intenzione di Pompea Santoro di promuovere questi giovani è senz'altro lodevole, ma la sua proposta di portare i lavori dell'Accademia in un grande Teatro, inserendola in un cartellone ufficiale come quello del Ponchielli, è un'operazione rischiosa, che ci lascia perplessi. Si, perché pedagogia ed arte sono due cose diverse, e mescolare il lavoro di un'Accademia, che comunque è una struttura formativa, con la professione, è fuorviante per  il pubblico, che, quando si reca ad uno spettacolo di danza, pensa di trovarsi di fronte ad una compagnia di professionisti, di età e formazione eterogenea, maturi ed esperti. Cosa che non troviamo nell' EkoDanceInternational Project, composto da giovani ballerini che, per quanto bravi e talentuosi, hanno tutti una giovane età e provengono solo da esperienze didattiche. Per questo motivo ci esimeremo dall'entrare nel merito del lavoro dei giovani coreuti, che, ci auguriamo di incontrare in futuro non più come allievi ma definitivamente in carriera.

Parliamo invece del lavoro di Mats Ek e del cartellone proposto per la serata, dove emerge l’attenzione del coreografo al rapporto tra corpo e spazio, sull' uso delle braccia e dei contatti, sul rispetto della tradizione del balletto classico, per esplorare una rarefatta rappresentazione metaforica e contemporanea della vita. Con una riflessione profonda sulle relazioni personali ed interpersonali dell'essere umano, uno scavo nelle dinamiche di sentimenti, connotazioni psicologiche e comportamenti. Questa capacità di penetrare l'Essere, condensandolo in rappresentazioni di movimenti muti e simbolici, proviene anche dalla grande esperienza teatrale che Ek ha sperimentato nel suo lavoro, dove si è ispirato a drammi teatrali o a testi letterari di carattere narrativo, e dalle sue esperienze in teatro e televisione. Ne coglie ottimamente lo spirito Sara Zuccari, editorialista de L'Espresso, in un suo bellissimo articolo sul grande coreografo svedese, dove ci insegna che "La caratteristica principale del suo linguaggio coreografico è il desiderio di comunicare, di dar voce all’anima attraverso il corpo; a lui non interessa la danza “pura”, in quanto la danza è per natura espressione, comunicazione.

La sua danza è chiara, parla sempre dell’uomo, in essa ogni movimento ha una propria ragion d’essere perché serve a dire qualcosa. Egli è convinto che un movimento espressivo, se è autentico, è sempre bello, ma se il suo fine è la bellezza, può anche risultare sgradevole. Nei balletti di Mats, quindi, è senza dubbio prioritaria la forza espressiva alla “pulizia” e perfezione tecnica. L’idea della danza come comunicazione è certamente stata ereditata dalla madre, Birgit Cullberg, che a sua volta l’aveva ripresa da Kurt Jooss. Mats Ek, per realizzare un corpo “parlante”, fonde elementi tecnici con movimenti del tutto nuovi, colti dalla vita quotidiana. Nel suo linguaggio, le mani e i piedi hanno una grande funzione espressiva e spesso si muovono indipendentemente dal resto del corpo. Ogni parte del corpo è coinvolta nella realizzazione della comunicazione; ma ciò che più colpisce dei suoi danzatori è sicuramente la forza espressiva del volto. (Cosa questa poco evidente nello spettacolo di Cremona. ndr) Spesso utilizza anche degli oggetti, veri e propri partners dei danzatori, e grande importanza hanno nei suoi balletti anche i costumi e le scenografie. Il suo procedimento creativo non prevede l’improvvisazione, ma ciò non significa che non sia altrettanto importante per lui l’apporto dei danzatori nella costruzione di un personaggio.

I personaggi femminili (interpretati da danzatrici rigorosamente scalze) sono per lui il motore dell’azione subìta dagli uomini; la figura della madre (non sarà certo un caso!) è una costante nei suoi balletti, così come sono spesso presenti gli atti di nascita. Chiaramente, se il parto è l’origine della vita, la madre rappresenta il motore stesso della vita. Un’altra costante dei suoi lavori è l’ironia: egli è convinto che se una situazione è spinta al limite della tragedia ha già in sé un po’ di comicità; Mats si diverte proprio a camminare su questa sottile linea di divisione tra pianto e riso.  "

Un esempio della genialità e della teatralità di Mats Ek è la coreografia di Giselle, di cui due quadri sono stati proposti a Cremona, una pietra miliare del balletto classico, di cui egli dà una sua personalissima lettura, nella quale la protagonista è una povera fanciulla di paese, debole di mente e di cuore, così incapace di controllare istinti ed emozioni da dover essere tenuta legata in un ospedale psichiatrico, insieme a donne in camicia di forza.

Lo spettacolo di Cremona è stato modificato nel programma per questioni tecniche, ma ha mantenuto i principi ispiratori voluti da Pompea Santoro, nell'interpretare le coreografie di Ek come un universo coreografico dove " ... i ruoli femminili come Giselle, Aurora, Carmen e Odette perdono quasi completamente i caratteri di sottomissione e debolezza: sono donne reali, figure dominanti sia nelle loro passioni, che nelle loro ingenuità" (dal programma di sala).  

 

 

Gianluigi Vezoli 13 ottobre 2017