Recensioni - Cultura e musica

Le tre donne di Hoffmann – Brescia, Teatro Grande – 19 ottobre 2002

L’opera di Offenbach andata in scena giovedì e sabato al Teatro Grande ha senz’altro riscosso il consenso del pubblico bresciano p...

L’opera di Offenbach andata in scena giovedì e sabato al Teatro Grande ha senz’altro riscosso il consenso del pubblico bresciano per le belle voci degli artisti, per le splendide scene ed gli originali costumi e anche per la direzione musicale.

I Racconti di Hoffman vennero rappresentati per la prima volta all’Opéra-Comique il 10 febbraio 1881, cioè a distanza di circa un anno dalla morte dei Offenbach, con la strumentazione completata da Ernest Guiraud. La storia narra degli amori del “fantastico Hoffman”, come lo chiamava Théophile Gautier. Offenbach, che negli ultimi anni di vita inizia a comporre musica di livello inferiore a quella dell’Orfeo all’inferno e della Bella Elena, resta affascinato da questo personaggio e decide di scrivere un’opera che è pur sempre caratterizzata dal tono vivace di questo geniale musicista (di ques’opera esiste anche una versione coreografica di Bejart e di Darrel).

Hoffman stesso entra nella vicenda come personaggio e narra le sue imprese d’amore con tre donne: Olimpia, Antonia e Giulietta. Olimpia è una bambola meccanica creata dal grande fisico Spallanzani e della quale Hoffmann si innamora perdutamente dopo averla sentita cantare (splendidamente interpretata da BurcuUyar): Coppelius però, genio malefico, la manda in frantumi, gettando nella disperazione il protagonista. Antonia è la figlia del liutaio Crespel e di una famosa cantante morta da poco tempo. La fanciulla, innamorata di Hoffman, vorrebbe cantare per lui, ma a causa di un male misterioso (del quale Hoffman non è a conoscenza) non può farlo, pena la morte. Antonia è però curata da un falso medico, il dottor Miracolo, il quale evocando la figura della madre di lei, la induce a cantare fino all’esaurimento e alla morte.Miracolo l’accompagna col violino e sprofonda in una grande risata non appena Antonia muore.Il terzo atto si apre con la celebre barcarola ed è ambientato a Venezia, dove l’ultima donna, Giulietta, sta cenando con un gruppo di amici, tra cui il suo amante Schlemil e Hoffman. Giulietta è schiava del demone Dappertutto grazie ai cui incantesimi ha conquistato l’anima del suo amante.Ora però la ragazza vuole il cuore di Hoffman che a sua volta dovrà cedere all’astuto demone restando ancora senza nulla di fatto.

Gli interpreti sono stati tutti molto bravi ed applauditi: Massimiliano Pisabia ha interpretato in modo decis e solido Hoffman, Wassyl Slipak ha interpretato maleficamente Lindorf/Coppelius/Dappertutto/Miracle, Paolo Buttol ha interpretato Crespel/Luther, Davide Paltretti vestiva i panni di Hermann/Schlemil, Cristiano Olivieri si è distinto nella simpatica interpretazione di Franz e l’applauditissima Irene Karaianni ha dato voce alla Musa. Infine le donne di Hoffman: Antonia è stata sapientemente interpretata anche psicologicamente da Sabrina Vianello e Giulietta Silvia Dalla Benedetta. Nell’allestimento bresciano la regia e le scene sono state firmate da Gigi Dall’Aglio che ha saputo cogliere tutti gli spunti che l’opera offre per trasformarli in elementi e dettagli che indicano allo spettatore anche i doppi sensi che si nascondono nella trama (molto originale l’idea delo specchio con le sue allusioni nel terzo atto), anche laddove l’allestimento è essenziale come nel secondo atto. I costumi di Emanuela Dall’Aglio di volta in volta semplici o sfarzosi, neutri o colorati, ma anche divertenti come quello di Olimpia e delle cameriere del primo atto hanno contribuito all’atmosfera dell’opera e alla sua buona riuscita.