Recensioni - Cultura e musica

Les Ballets de Monte Carlo al Teatro Grande di Brescia con la Cinderella di Maillot

Il celebre balletto di Prokoviev nella coreografia di Jean-Cristophe Maillot

Come ogni anno, nel calendario della Stagione lirica del Teatro Grande di Brescia viene presentato un balletto classico. Quest’anno la scelta è ricaduta su Cenerentola, ma in una versione non del tutto classica. La Cinderella di Jean-Cristophe Maillot allestita nel 1999 per Les Ballets de Monte Carlo esula infatti dalla tradizione in senso stretto, sebbene sia diventata a sua volta un classico.

Il balletto, sulla celebre favola di Perrault, venne musicato da Sergej Prokofiev tra il 1940 e il 1944 ed è proprio la splendida musica a decretare il successo del balletto nel corso del Novecento. La coreografia iniziale di Rostislav Zakharov, infatti, non è tra quelle passate alla storia, tanto che le versioni più rappresentate sono, in primis, quella inglese di Ashton e a seguire quelle francesi di Orlikovskij e Nureyev. La coreografia-regia di Maillot resta sostanzialmente fedele alla traccia della favola, con parecchie novità. Innanzitutto, Cenerentola non è l’unica protagonista, ma è una tra i protagonisti: il padre, la madre/fata, la matrigna, le sorellastre ed il principe diventano infatti comprimari e coreograficamente hanno grosso modo lo stesso spazio di Cenerentola. Inoltre, alcune musiche vengono spostate rispetto alla partitura originale.

Ma la ventata di novità che la rende ancora apprezzabilissima, sta senz’altro nel fare un tutt’uno tra i personaggi ed i loro costumi. Ecco perciò che la matrigna, la bravissima Anna Blackwell, si ritrova con un pungiglione (sebbene non sembri essere poi così cattiva), le sorellastre, Victoria Ananyan e Ksenia Abbazova, al momento della prova della scarpetta esibiscono dei piedi malati e quasi in cancrena, mentre Cinderella, Ekaterina Petina, ha di meravigliosi piedi arcuati ricoperti di glitter oro. Meravigliosa Laura Tisserand nel duplice ruolo di madre e di fata buona. Il passo a due iniziale con Alvaro Prieto nelle vesti del padre è stato un momento di lirismo purissimo.

In generale il balletto ha stupito con una novità dopo l’altra: il defilé per scegliere gli abiti delle sorellastre e della matrigna non ha certamente suscitato l’ilarità della coreografia molto British di Ashton, ma è stato sostanzialmente godibilissimo. Tutti gli abiti creati da Jérôme Kaplan hanno messo in risalto la coreografia attraverso la fantasia del costumista; in particolare sono risultati deliziosi quelli dei manichini e della scena del ballo.

Assolutamente semplice, ma non per questo meno innovativa la scenografia di Ernest Pignon-Ernest. Le chiare pareti mobili hanno definito di volta in volta spazi sempre nuovi e mai uguali coadiuvati dalla sapiente illuminazione studiata da Dominique Drillot. La scenografia senza dubbio più elegante è risultata essere quella della scalinata della sala della festa, dove Cenerentola non sale a palazzo, ma scende per incontrare il suo principe. Incantevole il momento della magia della polvere d’oro.

La Cinderella di Maillot risulta essere un balletto intimista e fuori dai cliché: infatti, non è il Principe/uomo che salva Cenerentola/donna dal suo destino, quanto piuttosto la fanciulla che con il vissuto del suo dolore e del suo lutto si presenta nel suo candore con tutte le debolezze che fanno parte dell’animo umano riflettendo l’immagine dell’amato.