Recensioni - Cultura e musica

Lucia di Lammermoor vittima della follia d’amore

La tragedia donizzettiana in scena al Grande di Brescia

L’opera debuttò il 26 settembre 1835 al Teatro di San Carlo di Napoli e fu subito uno straordinario successo grazie alle voci di Fanny Tacchinardi Persiani come Lucia e di Gilbert Duprez (considerato l’inventore del do di petto) come Edgardo. Il ruolo del personaggio femminile principale è tra l'altro difficilissimo da interpretare, perché prevede numerosi virtuosismi vocali e la capacità di rendere credibile il personaggio soprattutto nei quadri finali. La scena della follia è a una delle più famose di tutto il melodramma dell'Ottocento e ha dato inizio ad una lunga serie di figure femminili divenute folli fino a morire per amore, sia nel mondo del melodramma che in quello del balletto (come non ricordare la celeberrima scena della follia interpretata da Carla Fracci in Giselle!).
La vicenda è tratta da uno dei più popolari romanzi storici di Sir Walter Scott, The Bride of Lammermoor. L'epoca è quella della Guerra scozzese delle Due Rose durante la quale si sfidano il clan degli Ashton, del quale fanno parte Enrico e Lucia, ed il clan dei Ravesnswood cui appartiene Edgardo. Lucia, per salvare il proprio fratello, è costretta a sposare Arturo Bucklaw, pur avendo giurato amore ad Edgardo, ma la sua anima non reggerà il colpo e la poverina, in preda alla follia, ucciderà lo sposo nel proprio letto nuziale.
Lucia è sola al mondo e la sua unica amica, Alisa, non è in grado di proteggerla dall’universo maschile che baratta l’amore per il potere. Lucia è una creatura fragile, costretta perciò a soccombere all’egoismo del  fratello, che per qualche pietra preziosa la inganna, fino a distruggerle la vita. Oggi la realtà della condizione femminile nei paesi occidentali è senz’altro migliorata, ma questi drammi sono ancora all’ordine del giorno in quegli stati dove i matrimoni vengono combinati e dove il potere è ancora una prerogativa maschile. Quello che sopravvive anche in Italia, come retaggio di tanti secoli di “dominazione maschile” e anche cattolica, è la tendenza della donna a sopportare per il bene superiore della famiglia e dei figli.
Nel cast bresciano Romina Casucci era Lucia, Francisco Corujo interpretava Edgardo e Sebran Basile vestiva i panni di Enrico. La prova è stata generalmente accettabile per tutti gli interpreti, anche se ci saremmo aspettati qualcosa in più da Lucia.
La direzione dell’orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano è stata affidata a Matteo Beltrami, che il pubblico bresciano ha già potuto apprezzare nella magnifica direzione del dittico Voix Humaine – Pagliacci in scena nella Stagione 2009 e ne Il Barbiere di Siviglia della passata stagione.

Sonia Baccinelli 28 ottobre 2012


La Lucia di Lammermoor, che manca a Brescia dal 2007, è il secondo titolo in cartellone al Teatro Grande. Il nuovo allestimento, come ormai di prassi, è in coproduzione  con i Teatri di Jesi, Novara, Fermo, Ravenna e Como. La messa in scena in realtà è una rivisitazione di scene e costumi del grande artista ceco Josef Svoboda, del quale ricorre il decennale della morte; Benito Leonori ha riadattato le scene riproposte con la regia di Henning Brockhaus, mentre i bei costumi sono di Patricia Toffolutti.