Un Harding quasi militaresco dirige una Mahler Chamber Orchestra come sempre all’altezza delle aspettative
Una serata interamente dedicata a Mozart quella che ha visto protagonisti Daniel Harding e la Mahler Chamber Orchestra nell’ultimo concerto in cartellone del Settembre dell’Accademia al Filarmonico di Verona il 7 ottobre scorso.
Un programma che Mozart compose fra il giugno e l’agosto del 1788 a Vienna, ma sappiamo quanto fosse prolifico e straordinario questo compositore e quanto la sua musica sia sempre carica di energia. Il programma prevede l’esecuzione nella prima parte della Sinfonia n. 39 in Mi bemolle maggiore K543 e della più nota Sinfonia n. 40 in Sol minore K550, per poi passare nella seconda parte alla Sinfonia n. 41 in Do maggiore K551 conosciuta come Jupiter.
La lettura di questo fuoriclasse inglese, che appena ventunenne ha diretto la sua prima orchestra (City of Birmingham Simphony Orchestra) iniziando così una carriera che lo ha portato a lavorare con le principali orchestre sifoniche europee e a ricevere numerosi premi e riconoscimenti, ci lascia un po’ stupiti. In effetti sembra quasi che le composizioni provengano da periodi molto distanti tra loro.
Nel dirigere la Sinfonia n. 39 Harding trasmette nella sua postura un che di impettito, e muove le braccia con fare imperioso, rigido e quasi segmentato, il che si tramuta in una esecuzione energica, come è giusto che sia per il compositore difatti, ma a tratti quasi come se gli strumenti fossero slegati fra loro concedendo solo nel secondo movimento ai fiati (flauto e flauto traverso) e nel quarto movimento ai violini un po’ di quella armonia che siamo abituati a percepire pur nell’energico Mozart.
La Sinfonia n. 40 mantiene questa energia, questo stile spigoloso quasi frettoloso che ci ricorda dei cavalli al galoppo, uno stile militaresco. L’intervallo ci coglie molto perplessi su questa interpretazione, gli applausi non mancano così come il rispetto di Harding per l’orchestra al punto da non salire più sul podio, ma rimanere sempre dietro al leggio.
La Sinfonia n. 41 si sviluppa invece con un lirismo morbido, pieno, ampio, che ci avvolge dall’inizio e si mantiene per poi diventare nell’ultimo movimento energia pura. Ogni singolo movimento porta in se uno sviluppo che porta all’evoluzione in un vero e proprio trionfo musicale. Il pubblico non trattiene i “bravi” e nonostante 10 minuti di applausi nessun bis viene concesso, ma ce ne andiamo con ancora nella mente le armonie di quest’ultima sinfonia.
Valeria Bisoni, 12 ottobre 2016