Con l'avvento del nuovo anno, si rinnova il consueto appuntamento con il concerto della Form-Orchestra Filarmonica Marchigiana
Il teatro Lauro Rossi di Macerata da sempre è una delle sedi principali che ospita alcuni appuntamenti della stagione sinfonica. Il concerto in questione dedica la prima parte ad alcune pagine operistiche.
Alla guida della Form (con un organico di cinquanta elementi) il maestro Stefano Romani , voce solista il soprano Hanying Tso-Petanaj.
In apertura la sinfonia del "Nabucco" (1842) di Giuseppe Verdi ben eseguita, con tempi corretti ed un'ottima sezione degli ottoni a scandire la solennità iniziale. Ancora Verdi con la scena e aria dal Macbeth (1847) “Nel dì della vittoria – Vieni! T’affretta” dove il giovane soprano Hanying Tso-Petanaj mostra la sua tecnica solida, un timbro scuro e al tempo stesso tagliente perfetto per interpretare la sete di potere e la perfidia della Lady. Gli acuti svettanti e le vertiginose agilità risplendono nella successiva cabaletta "Or tutti sorgete" eseguita senza il da capo, ma con grande potenza.
Si passa a Giacomo Puccini con l'elegante e avvolgente intermezzo dalla "Manon Lescaut" (1893) scandito dalla morbidezza degli archi. Seguito dall'aria "In questa reggia" della "Turandot" (1926). Anche qui la Petanaj affronta con sicurezza questa pagina impegnativa mostrando un notevole controllo della voce e mettendo in risalto tutto il gelo che caratterizza la misteriosa principessa.
In chiusura della prima parte la sinfonia della "Semiramide" (1823) di Gioacchino Rossini, eseguita con il giusto brio, tipico del compositore pesarese.
La seconda parte è tutta dedicata a Johann Strauss (Jr.). L'ouverture della "Waldmeister" (Asperula Op. 468), l'operetta in tre atti del 1865 ci porta subito nella tipica atmosfera viennese carica di suoni magici e delicati che troviamo nella successiva "Frühlingsstimme" (Voci di Primavera) Op. 410 per soprano e orchestra composta nel 1883, dove la Petanaj sfoggia un garbato fraseggio unito a buona musicalità.
L'Orchestra rilegge la polka veloce "Eljen a Magyar” Op. 332 (nota anche con il nome "Viva gli ungheresi!" e composta nel 1869) con compattezza e potenza. C'è ancora spazio per "Annen Polka" Op. 117 per soprano e orchestra del 1852 e il celeberrimo "An der schönen blauen Donau” (Sul bel Danubio blu), Op. 314 del 1866, accolto da calorosi applausi.
Il maestro Romani approfitta per salutare e ringraziare il pubblico, annunciando ben due bis. Prima "Il bacio", noto valzer brillante in italiano di Luigi Arditi, sempre per soprano e orchestra. E poi l'immancabile "Marcia di Radetzky" di Johann Strauss padre, dove il direttore si gira verso il pubblico, invitandolo a tenere il tempo con le mani. L'operazione è talmente riuscita bene, che il brano viene riproposto per un finale ancora più scoppiettante.
Una bellissima serata in compagnia di musiche immortali ben eseguite dalla Form che ci è sembrata in ottima forma, ricca di colori e sfumature, merito soprattutto dell'ottima direzione di Romani, fatta di gesti precisi e di scrupolosa attenzione verso tutte le sezioni.
Lo spettacolo verrà replicato il 3 gennaio al teatro Pergolesi di Jesi, il 4 al teatro Gentile di Fabriano, il 5 al teatro la nuova Fenice di Osimo, l'8 al teatro Feronia di San Severino Marche.
Marco Sonaglia (Teatro Lauro Rossi-Macerata)