Recensioni - Cultura e musica

Mahler Chamber Orchestra: la musica che unisce

Mondi, persone, pensieri, intenzioni. Non esiste distanza o differenze, esiste solo l’armonia della musica nel concerto al Teatro Filarmonico

Mozart, Sostakovic e Bach…. compositori distanti per epoca e origini, e allora come mai il programma del concerto di domenica 30 Settembre nell’ambito del Settembre dell’Accademia li ha visti insieme? La scelta del programma della Mahler Chamber Orchestra, di cui è Maestro concertatore il primo violino Matthew Truscott, parte dalla tonalità musicale, il Do Minore. Scelta raffinata per una compagine di rara maestria.


Una scelta elegante e raffinata dicevamo, che inizia con Wolfgang Amadeus Mozart: Adagio e Fuga in do minore K 546, per soli archi, quasi si volesse introdurre un delicato conversare con un pubblico attento ad ogni minimo dettaglio cesellato da questi musicisti abituati a suonare in teatri sempre differenti. Sono infatti costantemente in viaggio, come recita la presentazione del programma di sala, a ricordarci che la MCO è un collettivo a tutto tondo.

Si prosegue con la Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra K364 (320d), opera che unisce caratteristiche di sinfonia e concerto, unica arrivata completa fino a noi. Da notare che Mozart richiede un’accordatura più alta di quanto non sia normalmente per la viola, probabilmente per dare allo strumento un suono più brillante ed evitare di essere offuscato dal violino più penetrante. Nell’esecuzione delle due soliste, Alexandra Conunova violino e Béatrice Muthelet viola, si instaura un dialogo che ricorda quello tra un giovane acerbo e un adulto consapevole che con la stessa intensità emotiva ti accompagna fino alla fine, dialogando in perfetta armonia con l’orchestra.

Dopo la pausa si riprende con la Sinfonia da camera in do minore Op. 110a di Dmitrij Dmitrievic Shostakovic in una esecuzione che sottolinea ulteriormente l’affiatamento e la sintonia di questo ensemble. Un brano evocativo che la MCO interpreta magistralmente e che, a sua volta, permette all’ensemble di evidenziare le sue caratteristiche di pienezza ed equilibrio del suono.

Il concerto termina con la Ich habe genug Cantata per basso, oboe, archi e continuo in do minore BWV 82 di Johann Sebastian Bach. Fu composta a Lipsia per la festa della Presentazione di Gesù e si basa sul testo di un autore sconosciuto ispirato al Vangelo di Luca, capitolo 2 vv. 22-32. Tutta la sacralità del messaggio è espressa nelle note e nella struttura di questa composizione estatica. L’esecuzione è stata precisa, senza concessioni al romanticismo, ma ha comunque delineato in modo estremamente articolato le singole sezioni della cantata.

L’assenza di bis, nonostante l’entusiasmo del pubblico, ha consentito di mantenere quella sensazione di intimo raccoglimento di fronte a ciò che è più grande di noi, come è espresso nella cantata e come è stato l’incanto di questo concerto regalatoci dal un ensemble che vorremmo avere sempre a portata d’orecchio.

Valeria Bisoni 30 settembre 2018