Recensioni - Cultura e musica

Mantova: Beethoven tutto d’un fiato

Alexander Lonquich e l’Orchestra da Camera di Mantova al Teatro Sociale per una coinvolgente esecuzione dei 5 concerti per pianoforte in un’unica giornata

Opportunità più unica che rara è quella di poter ascoltare l’integrale dei concerti per pianoforte e orchestra di Ludwig Van Beethoven nell’arco di una sola giornata. E quest’opportunità è stata coraggiosamente resa possibile dall’Orchestra da camera di Mantova che domenica 17 ottobre, in apertura della stagione 2021/22, ha organizzato un doppio concerto, pomeridiano e serale, al Teatro Sociale che nell’arco di cinque ore ha permesso di ascoltare tutte e cinque le partiture. Protagonista della titanica impresa il pianista Alexander Lonquich che si è esibito nel doppio ruolo di solista e direttore.

Composti nell’arco di circa 15 anni -la prima stesura di quello che viene abitualmente definito secondo concerto è del 1795 mentre il concerto Imperatore è del 1809- i concerti beethoveniani segnano il passaggio di questa forma musicale dalla tradizione classica viennese ad una sempre maggiore compenentrazione tra lo strumento solista e l’orchestra, indicando la strada che verrà percorsa dai romantici, in particolare Schumann e Brahms. Beethoven stesso oltretutto considerava i suoi due primi concerti come una sorta di apprendistato, riferendosi a loro con una certa sufficienza, mentre i successivi tre rappresentavano per lui vere e proprie opere compiute delle quali andava fiero. Da questo punto di vista, la possibilità di poter ascoltare l’intero excursus tutto di seguito si rivela estremamente illuminante per coglierne l’aspetto evolutivo.

Il programma si è aperto con il Secondo concerto, in realtà il primo ad essere stato scritto, nel quale sono ancora evidenti influenze mozartiane e haydniane soprattutto nel primo e nel terzo movimento, mentre l’Adagio centrale, del quale Lonquich ha dato un’interpretazione di profondo e coinvolgente lirismo, lascia già trasparire la personalità del giovane Beethoven. Personalità che si afferma nel Primo concerto, che può vantare un organico più articolato, nonostante il rapporto tra solista e orchestra risenta ancora della lezione mozartiana. L’Orchestra ha esaltato il tono brillante ed estroverso di questa partitura sin dall’attacco, affrontato con piglio spavaldo, regalando un’interpretazione di grande vitalità che ha trovato giusta coronazione nell’irresistibile rondò finale. La prima parte si è conclusa con il Terzo concerto, del quale orchestra e solista hanno dato una lettura chiaroscurata e ricca di contrasti che ha impresso maggiore tridimensionalità e plasticità ad una partitura nella quale la personalità beethoveniana si fa più marcata iniziando a rivolgere lo sguardo verso nuovi orizzonti.

Dopo una pausa di circa un’ora il Teatro Sociale è tornato a riempirsi contando qualche presenza in più rispetto al pomeriggio, per quei due capolavori che sono il Quarto e il Quinto concerto “Imperatore”. Anche l’interpretazione di Lonquich è sembrata più interiorizzata e più partecipe rispetto alle tre esecuzioni precedenti, regalando momenti di particolare intensità nel Quarto concerto, della cadenza del primo movimento a quella straordinaria pagina in cui si anticipano echi impressionisti che è il secondo movimento. Nel Quinto concerto l’intenso dialogo tra solista e orchestra ha conosciuto il suo apice in un primo movimento trascinante, un secondo riflessivo ed introspettivo che è sfociato in un liberatorio allegro finale. 
Grandi esecuzioni per una giornata di grande musica, in cui si è ancora una volta potuta apprezzare la straordinaria empatia tra un fuoriclasse della tastiera ed una formazione cameristica tra le più affermate, conclusasi tra applausi entusiasti ed un bis del rondò finale del primo concerto.