Recensioni - Cultura e musica

Masnadieri tra luci ed ombre

Interessante ma non completamente a fuoco l’allestimento in scena al Festival Verdi

Opera verdiana poco conosciuta, i masnadieri, venne rappresentata la prima volta il 22 luglio del 1847 a Londra. Verdi diresse personalmente il debutto e l'opera fu subito accolta con grande entusiasmo dal pubblico londinese. Ultimo titolo in programma al Verdi Festival di Parma 2013, l’opera affronta diversi temi tra cui l'accesa polemica alle istituzioni associata all'enfasi rivoluzionaria dei vari personaggi e l'attualissimo tema del femminicidio.

L'orchestra filarmonica A.Toscanini con il coro del teatro regio di Parma diretti da Francesco Ivan Ciampa e dal maestro del coro Martino Faggiani, hanno dato prova di abilità e ottima concertazione. Senza sovrastare i solisti, l'orchestra guida con ottima sincronia i cantanti lasciando i giusti spazi alle non "potenti" voci messe in campo. Si inizia con un preludio emozionante in cui si distingue la solista violoncellista per la precisione della tecnica e dell'esecuzione emotiva. L'orchestra, flebile,  incorniciava questa piccola perla verdiana fino all'esplosione finale. Meno in forma è apparso coro. Non raramente si è ritrovato in non perfetta sincronia con l’orchestra o armonicamente non perfetto. Ciò nonostante la prova e' risultata gradita e buona nel suo complesso, regalando anche momenti coinvolgenti come ne "le rube, gli stupri".
Alla parte musicale si associavano la regia di Leo Muscato, le scene di Federica Parolini e i costumi di Silvia Aymonino. Nell'insieme il lavoro e' apparso poco funzionale. Le scene indefinite e spoglie gestite non riescono a farci addentrare nell'atmosfera cupa dell'opera. Ci lasciano sospesi in un limbo temporale che viene stroncato completamente dallo scimmiottamento della "morte" di Massimiliano o del continuo vagare tra lapidi, nella scena del cimitero, di Amalia. Costumi di buona fattura e decisamente corretti per la scelta scenografica.
Statica  la regia, ravvivata dalle luci (Alessandro Verazzi) che ben riescono a ricreare la foresta, il cimitero e gli interni del palazzo.
Nel ruolo di Carlo cantava Roberto Aronica. Possente e potente tenore che ha regolato il volume sul "forte" dall'inizio dell'opera fino in fondo. Chiariamoci, il ruolo del rude malfattore e assassino ben si confà con la potenza e baldanza di spirito di tale tenore ma ci vuole anche il controllo (e forse qui il maestro Ciampa avrebbe dovuto intervenire in quelle scene più raccolte come il duetto con Amalia o con il padre Massimiliano. Nell'insieme un'ottima prova, buon timbro e colori (con la pecca del volume), decisa la prova scenica che ha reso il personaggio credibile e "masnadiero". Peccato per qualche gracchiato qua e la' negli acuti.
Massimiliano era interpretato da Mika Kares. Basso profondo, cupo, capace di una buona estensione e destrezza che ha dato una prova tecnica precisa e toccante. Meno toccante invece il lato emotivo e di sofferenza che un personaggio come Massimiliano deve far trasparire.
Damiano Salerno era Francesco. Macchiato in volto (nel vero senso della parola) fin dall'inizio dalle atrocità e macchinazioni di un figlio reietto. La voce baritonale chiara e a volte ingolata non hanno compromesso la prova che è risultata valida musicalmente e scenicamente. E' stato capace di trasmettere un Francesco crudele e folle.
Amalia era interpretata da Aurelia Florian. Un po' fredda la voce nella prima parte dell'opera che poi è andata scaldandosi regalandoci buoni momenti. Poco agile e poco propensa alle "fioriture" melodiche e' risultata un'Amalia intonata e capace di emozionarci nel duetto con Carlo ma poco incisiva ed emozionante nel resto dell'opera, in particolare nella scena del cimitero.
Il resto del cast e' risultato funzionale e corretto. Ricordiamo la buona prova di Antonio Coriano' (Un Arminio con buona vocalità e volume in grado di "farsi sentire" nel quartetto iniziale con Amalia, Francesco e Massimiliano)  rispetto ai sufficienti Moser (Giovanni Battista Parodi) e Rolla (Enrico Cossutta).
Il maestro Ciampa ha fatto un buon lavoro andando a sottolineare con dolcezza i vari "a soli" senza premere troppo sull'acceleratore orchestrale. Deciso ed ampio nei movimenti.  è stato pienamente premiato dai lunghi applausi. Così come tutto il resto del cast.

Clasudio Giacoboni 25 ottobre 2013