Recensioni - Cultura e musica

MicroDanze per Brescia Capitale della Cultura 2023

Un suggestivo progetto itinerante che si snoda attraverso i luoghi d'arte della città

Grazie al progetto di Fondazione Brescia Musei e FND/Aterballetto in collaborazione con Centro Teatrale Bresciano e Fondazione Palazzo Magnani, lo spettacolo MicroDanze approda a Brescia. La performance messa in scena tra il 3 e il 5 marzo ha avuto una breve anticipazione nel giorno inaugurale dell’anno che vede la Leonessa d’Italia Capitale della Cultura 2023.

Il percorso di danza inizia dalla Pinacoteca Tosio Martinengo e termina al Museo di Santa Giulia passando in maniera molto suggestiva per il Capitolium. L’incontro tra musica, danza, teatro, poesia, narrativa in Pinacoteca Tosio Martinengo fa parte di un più ampio progetto che ha portato a Brescia alcuni tra i più innovativi coreografi al mondo. Questa affascinante rappresentazione creata da Gigi Cristoforetti per Brescia 2023 è formata da tante brevi coreografie fruibili a 360 gradi in modo da produrre sfaccettature diverse dello stesso prodotto. Danzatori, pubblico, contesto museale e videoproiezioni dialogano tra loro in sinergie ogni volta nuove e diverse.

I vari coreografi, nazionali e internazionali, hanno costruito pezzi brevi da sei-otto minuti ciascuno, in modo da poter far danzare i ballerini anche in spazi anche molto piccoli. Lo spettatore assiste a quelle che potrebbero essere definite installazioni viventi in una sorta di happening museale che fluisce senza sosta e senza cesure tra lo spazio urbano e quello museale. L’osmosi è totale e totalizzante. L’idea sottesa al progetto è ben lontana da quella tradizionale teatrale: la quarta parete che separa pubblico e artista è brillantemente superata in ogni situazione. Le esperienze coinvolgono il pubblico in maniera sempre nuova ed originale.

I coreografi sono diversissimi tra loro per stile, formazione e provenienza. Nel percorso B nell’ordine abbiamo visto i lavori di Hélias Tur-Dorvault, Philippe Kratz, Roberto Tedesco, Saul Daniele Ardillo, Roberto Zappalà, Fernando Melo, Diego Tortelli. Al percorso A è possibile vedere anche le coreografie di Norge Cedeño Raffo, Francesca Lattuada, Ina Lesnakowski e Angelin Preljocaj.
Alcuni pezzi sono risultati particolarmente interessanti. La microdanza eseguita da Matteo Fiorani è stata giocata in perfetta sincronia con le videoproiezioni di Ooopstusio generando geometrie in sinergia con il ballerino.

Il grido d’allarme di Roberto Tedesco sulle microplastiche è assolutamente suggestivo per ambientazione e composizione: con eleganza, anche tutti noi, inconsapevolmente o meno, ingeriamo più o meno l’equivalente di una carta di credito a settimana.
Eccentrica la rilettura della Morte del cigno fatta da Roberto Zappalà: “… la mia installazione mette in evidenza immagini che tutti noi notiamo quasi quotidianamente e la mette direttamente in relazione con un eroismo non voluto, non acclamato e poco celebrato e forse per questo più autentico”. L’eroismo parrebbe quello dei vegetariani. Il cigno si trasforma in un pollo, anzi due, già spennati, posizionati su asettici vassoi di polistirolo bianco, incellofanati con il codice a barre in bella vista e illuminati ciascuno da un grande neon. Il pezzo inizia con il sottofondo del coccodè che si fa sempre più insistente fintanto che inizia la celeberrima musica si Saint-Saens e uno dei due polli spennati resuscita, rompe il cellophane, muove le ali/braccia e ci fa il dito medio. Al termine il cartello di protesta “Death is our buissness”.
Raffinata e molto dolce la microdanza interpretata da Arianna Ganassi tutta giocata sull’immagine doppia in una sorta di grande illusione ottica tra un dentro e fuori dall’io e dal mondo esterno.
Il pezzo di Diego Tortelli ha chiuso il circuito nella chiesa di San Savaltore. La scoperta giocosa di un nuovo pianeta è stata interpretata con grande entusiasmo da Leonardo Farina, Giovanni Leone e Sandra Salietti Aguilera.