Strepitoso Temirkanov nel Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn. Di minore efficacia l’aspetto teatrale della produzione.
Problema di non sempre facile risoluzione è quello dell'esecuzione dal vivo di musiche di scena: queste partiture, nate infatti come accompagnamento di rappresentazioni teatrali, in più di un'occasione hanno raggiunto tali livelli da poter godere di piena autonomia rispetto all'opera cui si riferiscono (basti pensare al Peer Gynt di Grieg o al qui citato Sogno di una notte di mezza estate), quando non l'hanno del tutto surclassata (esempio illustre è la Rosamunde di Schubert).
Per questo motivo oggi la soluzione più adottata è quella dell'esecuzione in forma di concerto, quasi si trattasse di una specie di suite, all'interno della quale a volte si inserisce un attore con il compito di contestualizzare i singoli brani leggendo alcune battute tratte dalle scene cui si riferiscono.
Scelta decisamente più coraggiosa è stata invece quella del Teatro Regio di Parma, che all'interno della sua stagione d'opera ha presentato il Sogno di una notte di mezza estate in una versione ibrida Shakespeare-Mendelssohn ma a ruoli invertiti: infatti in questo caso non erano più le musiche ad accompagnare il testo in prosa, ma la rappresentazione teatrale a fungere da raccordo tra un brano e l'altro.
La scelta nasceva innanzitutto dall'avere alla testa dei complessi del Teatro Regio un fuoriclasse assoluto come Yuri Temirkanov, al suo debutto nella veste di direttore musicale, che ha offerto una lettura del capolavoro mendelssohniano estremamente personale e convincente. Rifuggendo dai languori romantici Temirkanov ha invece puntato in direzione di una grande teatralità, staccando dei tempi spesso sostenuti, penso ad esempio al primo intermezzo o alla marcia degli elfi, ma allo stesso tempo lavorando sui piani sonori di un'orchestra tanto versatile quanto espressiva.
Raramente credo si possa concepire un riassunto più efficace dell'opera shakespeariana di quello che Temirkanov ha saputo regalare nella bellissima ouverture, rendendo in maniera efficacissima le atmosfere e la magia del testo.
Ogni singolo brano è stato cesellato con grande cura ed eccellente resa drammatica, complice anche un'orchestra in buona forma, fatta eccezione per qualche piccolo incidente nella sezione degli ottoni, ed un coro (su cui spiccavano le due soliste Elena Monti e Anna Maria Chiuri) che ancora una volta si è confermato di gran classe.
Purtroppo a tale meraviglia musicale non ha corrisposto un allestimento teatrale di altrettanta efficacia. Partendo comunque dal presupposto che la musica sarebbe stata la vera protagonista, e questo si intuiva già dalla scelta di disporre l'orchestra sul palco e di far interagire gli attori solo a proscenio, la soluzione di limitare il testo shakespeariano ad una mera funzione di raccordo si è rivelata nel complesso penalizzante. L'impostazione scelta dal regista Walter Le Moli, ovvero quella di uno spettacolo dal ritmo veloce e di una recitazione basata su un declamato abbastanza uniforme che caratterizzava un po' tutti i personaggi, alla lunga ha appiattito l’insieme, impedendo ai singoli caratteri di definirsi in maniera compiuta. Gli attori, provenienti dal Teatro Due, si sono rivelati corretti e funzionali, ma raramente sono riusciti a raggiungere le profondità del testo, al punto che in più di un'occasione si è avuta la sensazione che qualche ulteriore taglio al copione ne avrebbe sicuramente snellito la resa a vantaggio della musica.
Al termine della rappresentazione un teatro quasi esaurito ha applaudito con calore tutti i protagonisti tributando meritatissime ovazioni a Temirkanov che, insieme all'assente Luca Fontana, autore dell'eccellente traduzione in versi, è stato il vero artefice di questo successo.
Davide Cornacchione 21 febbraio 2010