Recensioni - Cultura e musica

Non deludono le aspettative Jesse Davis e Barry Harris all’appuntamento con Verona Jazz

Il pubblico che ha riempito ogni posto a sedere dell’affascinante chiostro del Conservatorio Dall’Abaco a S. Anastasia a Verona è ...

Il pubblico che ha riempito ogni posto a sedere dell’affascinante chiostro del Conservatorio Dall’Abaco a S. Anastasia a Verona è stato un chiaro indice della qualità degli artisti che erano chiamati ad esibirsi ieri sera all’interno della rassegna VeronaJazz 2004.
Il luogo suggestivo, il pubblico numeroso hanno adeguatamente introdotto una serata che non ha tradito le aspettative. E’ salito sul palco per primo Jesse Davis, il giovane ma ormai affermatissimo artista sax contralto che con il suo quartetto eccezionale, composto da Dado Moroni al pianoforte, Reginald Johnson al contrabbasso e l’ormai leggendario Bobby Durham alla batteria ha creato un’atmosfera entusiasmante e coinvolgente.
La loro esibizione, durata circa un’ora e mezza, non lascia dubbi sulla qualità dei singoli interpreti. Davis ha introdotto la serata con due pezzi da lui composti, “You never know” e “Little flowers” che hanno messo in evidenza la capacità comunicativa di Davis, la sua tecnica eccezionale ed il fraseggio caldo e fantasioso che lo fa emergere dalla tradizione alla quale si ispira. Il concerto, infatti, era dedicato a Cannonball Adderley nei confronti del quale Davis si è spesso ispirato riproponendone anche nei suoi album le composizioni. Dell’artista è stato riproposto, tra gli altri, lo splendido brano “The end of a Love Affair” che ha conquistato letteralmente il pubblico. Non può mancare una menzione ai componenti del quartetto, in particolar modo a Dado Moroni, pianista internazionale che si è ritagliato un ruolo da coprotagonista nel concerto. Tecnica sopraffina, capacità di improvvisazione ed una fantasia che, in un gioco di improvvisazione con gli altri musicisti, ha creato momenti di altissimo Jazz. Lo stesso Davis, dopo aver introdotto il Trio, si è allontanato dal palco lasciando loro la scena. E che risultato! Il concerto, nel suo complesso, si sposa con un’intervista rilasciata da Jesse Davis nella quale, dopo che la sua musica era stata descritta come “neo-bop” rispose “tutto quello che vorrei è suonare buona musica…..” E lo fa, con passione.
La serata è poi proseguita con il concerto di Barry Harris. Il 75enne pianista di Detroit, ha riservato più di una sorpresa. Il concerto, dedicato a Tommy Flanagan scomparso il 16 novembre 2001, è stato, invece, uno spazio per nuovi talenti. Proprio così. Harris è considerato uno dei massimi pianisti e docenti jazz del mondo e proprio i giorni precedenti al concerto al Chiostro Dall’Abaco, il maestro ha tenuto a Verona un seminario per giovani artisti del jazz. Il frutto di queste sue lezioni che tiene regolarmente in ogni parte del mondo, dall’Australia al Giappone alla Francia al Canada (come lo stesso Harris ha voluto sottolineare) è la possibilità di poter trovare giovani talenti. Ecco che, a sorpresa, Harris ha fatto salire sul palco due giovani artisti, Pasquale e Luigi Grosso, presentandoli come i migliori talenti che egli abbia mai sentito. I due ragazzi si sono esibiti, l’uno al sax l’altro al basso, suonando con il trio di Harris. E il maestro non si è smentito. I ragazzi, nonostante la giovane età hanno suonato con disinvoltura dialogando splendidamente con il Trio Harris. E’ stata poi la volta di un pianista, Rosanna, che bisogna proprio dirlo, ha colpito tutto il pubblico presente. Caldi applausi per lui.
La serata si è conclusa a notte tarda con il pubblico ormai decimato ma soddisfatto per le emozioni che le esibizioni hanno profuso. Prossimo appuntamento con Verona Jazz il 26 giugno al Teatro Romano con Aki Takase Quintet e con il Rebekka Bakken Quartet per poi seguire, la sera successiva sempre al Teatro Romano l’attesa esibizione del Pat Metheny Trio.

Guido Paratico 23/06/04