Recensioni - Cultura e musica

Norma in stile napoleonico

Al Teatro Filarmonico ripresa dela Norma di Hugo de Ana ambientata ai primi dell'800

Norma si sa, è un titolo che impone una protagonista dalla voce importante e nella sfera delle vocalità liriche non è semplice trovare una cantante capace di mettere insieme il giusto timbro, la potenza, la personalità scenica e la tecnica. Lo spettacolo veronese, alla luce delle recensioni precedenti, non prometteva benissimo, tuttavia il pubblico ha apprezzato la messa in scena. Apprezzamento che ci sentiamo di condividere, anche se con qualche appunto.

 

Da un punto di vista orchestrale va sottolineato che l’orchestra della Fondazione Arena ha seguito puntualmente le indicazioni del direttore, Francesco Ivan Ciampa che ha optato per una lettura molto personale, caratterizzata da un susseguirsi di rallentando per sottolineare il testo del libretto o quel piccolo passaggio orchestrale di belliniana bellezza. Alcune manipolazioni alla partitura, piccole per la verità, ci sono state anche se forse dettate dal desiderio di amalgamare le vocalità all’orchestrazione, questo non ha comunque impedito di apprezzare lo scrupolo con cui il direttore si è avvicinato allo spartito. Piacevoli le scene di insieme grazie all’apporto del coro ben preparato da Vito Lombardi. L’unica pecca della “gestione” del coro è stata la costante staticità dettata da una regia non sempre chiara.

 

Nel ruolo della protagonista vi era Csilla Boross. Soprano con una vocalità potente e ben timbrata, non sempre sicura negli acuti ma con buoni centri. Ha saputo affrontare con buona tecnica  le difficoltà del ruolo.  In qualche raro momento di difficoltà l’intonazione non era perfettamente a fuoco,  probabilmente a causa del fiato non sempre pienamente sorretto. Buona la prova d’attrice nonostante  una regia non sempre agevole da gestire.
A fianco di Norma c’era il Pollione di Rubens Pelizzari, vocalità forse non adattissima al condottiero romano, ma che ha dimostrato di poter gestire il personaggio. Tecnicamente non sempre potente e timbrato ma capace di reggere ritmo e ruolo.
Ottima la scelta di affiancare a Norma l’Adalgisa di Anna Maria Chiuri, dotata di vocalità eccellente, soprattutto nei registri grave e centrale e  buona presenza scenica. Tecnicamente preparata anche se in alcuni momenti con acuti al limite.
Mimica Marko cantava nel ruolo di Oroveso. Un giovane Oroveso per la verità ma con una vocalità potente, timbrata e piena. Non sempre aiutato da orchestra e coro che a volte ne coprivano la voce. La sua comunque è stata una buona prova.
Clotilde (Madina Karbeli) ha saputo ben interpretare il piccolo ruolo a lei concesso a differenza di Ceron Antonello (Flavio) che pareva affaticato e in alcuni momenti in difficoltà nonostante la vocalità adatta.

L’imponente scenografia di stile napoleonico ha reso pienamente l’idea dell’imperiosità che, per la verità, non regnava nelle foreste galliche, conferendo all’ambientazione  un taglio romantico grazie all’utilizzo di videoproiezioni. D’altra parte la regia di Hugo de Ana non ha reso semplice e fluida la messa in scena. Le scelte registiche hanno reso impacciati gli attori e hanno complicato passaggi che avrebbero dovuto avere maggiore  fluidità.
Lo spettacolo è stato premiato da applausi calorosi da parte del pubblico del Filarmonico.

Claudio Giacoboni 30 aprile 2017