Recensioni - Cultura e musica

Orlinski, ovvero del recitar cantando

Uno splendido concerto del controtenore polacco conclude il Festival Monteverdi di Cremona

In scena al Teatro Ponchielli l’atteso concerto del controtenore Jakub Jòzef Orlinski, che ha presentato brani tratti dal suo secondo album singolo “Facce d’Amore”, accompagnato dall’orchestra “Il Pomo d’oro” con direzione e cembalo di Francesco Corti.

Un excursus dedicato all’amore nella musica barocca con musiche di Francesco Cavalli, Giovanni Antonio Boretti, Claudio Monteverdi, Giovanni Bononcini, Nicola Matteis, Francesco Bartolomeo Conti. Una serie di arie con alcuni pezzi orchestrali si sono alternati nella cornice acusticamente perfetta del Teatro Ponchielli.

Fino a qui niente di eclatante, se non che ieri si è visto chiaramente la differenza che passa fra “interprete” e semplice “cantante”. Jakub Jòzef Orlinski infatti, oltre ad essere dotato di una fluida voce naturale e una tecnica sicura che gli permette senza difficoltà di spaziare fra le leziosità degli amorosi barocchi e le agilità delle arie di “furore”, è dotato di una dote comunicativa e interpretativa fuori del comune.

Egli infatti condisce il suo canto di una viva presenza scenica, che, anche in forma concertante, riesce a rendere vividi e presenti i personaggi interpretati. A ciò va aggiunto l’Orlinski interprete di se stesso: personaggio egli stesso in mezzo ai personaggi interpretati in una sorta di concerto metateatrale. Un ironico “Pinocchio”, con movenze mutuate dalla sua passione per la break-dance, che si diverte a giocare con il pubblico, ammiccando, sorridendo, scappando deciso e ritornando con altrettanto veloce e frivola indifferenza, giocando con pochi e studiati elementi quali il chiudersi e aprirsi la giacca, fino a interpretare una sorta di “balletto apparizione” durante uno dei pezzi orchestrali, con tanto di piroetta acrobatica finale.

Empatia e leggerezza con il piacere di fare musica insieme al pubblico e per il pubblico, a cui va aggiunta una ormai compiuta maturazione interpretativa e un notevole sviluppo delle agogiche e delle variazioni anche rispetto alla registrazione dell’album di qualche anno fa. Una capacità comunicativa e attoriale non fine a se stessa ma mirabilmente infusa nella musica barocca, spesso vista come ostica e lontana, ma che, affrontata con verità e partecipazione, si rivela altamente teatrale e coinvolgente.

Cosa del resto compresa da anni in Europa dove sono frequenti le messe in scena anche moderne e dissacranti di opere barocche, mentre in Italia questo genere resta ancora una sporadica concessione all’interno di circuiti di nicchia. Basti pensare che in tutta la stagione prossima della Scala non c’è alcuna proposta di opera barocca.

Vivo successo di pubblico, non numerosissimo forse complice la caldissima serata, per Jakub Jòzef Orlinski e per gli ottimi solisti de “Il Pomo d’oro”, ottimamente diretti e accompagnati al cembalo da Francesco Corti. Orlinski, oltre a parlare qualche parola di Italiano ha concesso diversi bis a conclusione di una splendida serata di musica barocca.

R. Malesci (26/06/21)