Recensioni - Cultura e musica

Otello: un uomo d’altri tempi, uxoricida dei nostri giorni

Ottima riuscita del capolavoro verdiano al Teatro Grande

Otello è una delle opere più avvincenti di Verdi dal punto di vista musicale e, nella parabola artistica del grande maestro di Busseto, fa da spartiacque tra un prima e un dopo, dato che lo stesso Verdi dice: “Fino all’Otello ho scritto per il pubblico, con il Falstaff ho scritto qualche cosa per me”.
E così è infatti, dato che emergono sonorità belliniane con elementi del bel canto, ma anche la potenza drammaturgica dell’azione shakespeariana, inebriata dallo spirito wagneriano che avvolge lo spettatore rendendolo muto e privo di respiro.

In Otello infatti Verdi dimostra di aver assorbito tutta la lezione della cultura europea, superando i modelli di partenza di Rossini e Donizetti. La luce di quest’opera non è più quella della laguna veneziana di Giorgione e Canaletto, ma è quella dei pittori tedeschi d’oltralpe. La tempesta iniziale, ricostruita al Teatro Grande di Brescia dalla sapiente regia di Stefano De Luca, sembrava una trasposizione tridimensionale della Zattera della Medusa di Gericault. Otello, generale dell’armata veneta e governatore di Cipro, torna vittorioso dopo aver sconfitto i turchi e tutti lo festeggiano, tranne Jago che, roso dall’invidia e dalla gelosia inizia a tessere la sua trama.
Il primo atto è stato davvero molto avvincente e ricco di momenti tecnicamente molto validi. Walter Fraccaro ha superato a pieni voti il banco di prova dell’ “Esultate!”, da sempre momento in cui il tenore viene promosso o bocciato a seconda di come esegua quest’aria famosissima, nella quale qualcuno intravede un’intenzione xenofoba di Verdi. Bella l’idea del coro di bambini che cantano su una pedana rotante, dando l’effetto di un carillon. Bravo, anche nell’interpretazione mimica, Alberto Gazale che vestiva i panni del perfido Jago. Daria Masiero è stata una Desdemona commovente, innamorata del suo eroe che torna dalla guerra e che la affascina coi racconti delle sue battaglie: il duetto del secondo atto è stato dolcissimo ed entrambi gli interpreti hanno dato vita vera ai loro personaggi ricordando la celebre frase di D’Annunzio riferita a Verdi, cioè “il musicista che diede una voce e alla speranza e ai lutti, pianse ed amò per tutti”.
Toccante anche l’Ave Maria del quarto atto, nella quale Daria Masiero dà voce a una donna ormai consapevole del proprio destino, che sta per compiersi proprio per mano di chi dovrebbe proteggerla e che un tempo aveva giurato di amarla, non di odiarla. E come nelle scene della cronaca quotidiana accade l’inevitabile, sia per Desdemona che per Otello.
Ottima la direzione d’orchestra del Maestro Giampaolo Bisanti, che ha reso al meglio la raffinatezza della musica verdiana che sa cogliere tutte le costruzioni melodiche e armoniche del suo tempo, pur senza avere la necessità di copiare da nessuno, perché in questo stanno la grandezza e l’individualità del nostro amatissimo Giuseppe Verdi.


Sonia Baccinelli 27 ottobre 2013