Recensioni - Cultura e musica

PARMA: “Roberto Bolle and Friends: più friends che Bolle…”

Il gala dal titolo “Roberto Bolle and friends” tenutosi la scorsa domenica al Teatro Regio di Parma ha lasciato un po’ delusi gli ...

Il gala dal titolo “Roberto Bolle and friends” tenutosi la scorsa domenica al Teatro Regio di Parma ha lasciato un po’ delusi gli ammiratori di questo eccezionale ragazzo piemontese. Bolle infatti, a causa di un incidente occorsogli la settimana scorsa in prova, ha dovuto rinunciare al passo a due del cigno nero dal III atto del Lago ed a quello dello schiavo con la civiltà dall’VIII quadro dell’Excelsior. E’ stato senz’altro un peccato, un’occasione mancata per il pubblico del Regio di poter applaudire Roberto Bolle in quei ruoli che più gli si confanno sia per le caratteristiche “regali” della sua figura, sia per le qualità tecniche ottenute con anni di duro lavoro.
Il gala è iniziato con una splendida sylphide interpretata da Hikaru Kobayashi che nel secondo tempo ha danzato, anche se in maniera meno soddisfacente, il passo a due dell’Infiorata a Genzano sempre per la coreografia di Bournonville: decisamente la Kobayashi padroneggia in maniera quasi perfetta il repertorio romantico sia nei giochi di testa che per lo stile delle braccia. Nel primo brano Alen Bottaini interpretava il ruolo di James: i suoi doppi tour en l’air non sono stati puliti e spesso la coppia non era musicalmente sincronizzata evidenziando parecchie sfasature. Perfetto invece come patner nell’Infiorata Federico Bonelli che pareva appena uscito da una lezione con quinte chiusissime.
Il secondo brano presentato è stato un passo a due di Neumeier tratto da La dama delle Camelie. Se il gala fosse stato un concorso, la coppia Silvia Azzoni/Alexander Riabko si sarebbe senz’altro aggiudicata il primo posto sia per le ottime qualità tecnico-artistiche, sia per il tipo di repertorio presentato (il secondo pezzo nel secondo tempo era il passo a due di Romeo e Giulietta sempre con coreografia di Neumeier). Entrambe le coreografie erano molto belle e difficili con prese, lifts e volteggi che paiono talvolta impossibili: la Azzoni ha mostrato di possedere una tecnica fortissima con splendidi passaggi delle gambe alla seconda sia dai fondus che dai rond de jambe en l’air sia en dehor che en dedans, per non parlare della sua schiena estremamente flessibile, ma anche fortissima. A questo punto un confronto con il passo a due finale tratto da L’histoire de Manon danzato da Marta Romagna/Roberto Bolle (al posto del passo a due dall’Excelsior) pare invitabile: la coreografia di MacMillan, benché molto diversa da quella di Neumeier, richiede però le stesse caratteristiche di flessibilità che la Romagna certamente non ha e che al confronto con la Azzoni apparivano ancora più evidenti.
La coppia Ambra Vallo/Federico Bonelli ha presentato Caikovskij pas de deux: entrambi davano un senso di algida bellezza. Questa coreografia di Balanchine è molto impegnativa specie nelle variazioni singole e nella coda che però sono state eseguite senza esitazioni o tentennamenti tecnici. Bravi! Divertente Les bourgeois interpretato da Alen Bottaini su musica di Brel e Corti: la sua tecnica è apparsa brillante e talvolta al limite dell’acrobazia come faceva giustamente notare la presentazione. Con tali premesse il passo a due finale del Don Chisciotte presentato nella seconda parte della serata insieme ad Ambra Valla si preannunciava di fuoco ed invece non è stato così: entrambi gli interpreti sono stati bravi, ma non del tutto convincenti come coppia. Le variazioni singole sono state tecniche, anche se non eccezionali. Solo nella coda si è visto qualcosa di meglio: lui ha eseguito un buon manège, lei ha fatto i suoi 32 fouetté (tutti singoli con solo il 32° doppio) e i tour di Bottaini con la gamba alla seconda erano in ultimo leggermente fuori asse.
E Bolle? Si è esibito, oltre che nella Manon, come già detto, in due coreografie non classiche: In the middle, somewhat elevated di Forsythe (passo a tre con Greta Hodgkinson e Zenaida Yanowsky) e Petit mort di Kylian (passo a due con Greta Hodgkinson). Se in Petit mort il suo stile era anche buono, non così si può dire della coreografia post-classica di Forsyte. Certo i passi sono stati eseguiti tutti con precisione didascalica, ma quello che mancava era senz’altro la giusta dose di energia negli scatti della testa e soprattutto nell’avambraccio fino alla punta delle dita; questo stile va decisamente migliorato perché Bolle può farlo. Greta Hodgkinson e Zenaida Yanowsky invece sono state decisamente perfette.

Sonia Baccinelli 7 novembre 2004