Recensioni - Cultura e musica

PASSENGER, il divo della porta accanto.

Emozionante e toccante concerto del musicista britannico al Vittoriale

Martedì 4 luglio, secondo appuntamento del Festival “TENER – A – MENTE”. Gente in ogni angolo in attesa del menestrello britannico dalla prosa genuina e un arpeggio asciutto, che non ha pretese di assolutezze filosofiche o sonore, ma che sa fare le cose per il gusto di farlo. Lui che ha risolto la complessa equazione vita con la fortunata semplicità di una canzone, quasi un miracolo. E lo dice più volte al pubblico: “ .. . io sono quello famoso per una canzone . . . “.

PASSENGER ha un garbo ammaliante, una voce screziata che ti palpa il cuore e racconta nelle canzoni le storie di persone incontrate, di avventure vissute come “Somebody I love”, sussurri delicati ed empatici in “Whispers”. Ma è la struggente versione di “Sound of the silence” di Simon e Garfunkel a far lacrimare gli occhi ai più sensibili, e le note di “Let her go” a scatenare il delirio, o meglio il karaoke. Pare un video in diretta, luci degli smartphone e tutti in piedi. È un piccolo gioiello questa canzone, capace di coinvolgere il pubblico di tutte le età, uomini e donne senza distinzioni. È una riflessione sulle cose perdute, sui rimpianti . . .  e chi non ne ha? E sul finale la cover iper famosa di Tracy Chapman “Fast car”  a dimostrazione che con lui non servono diavolerie tecniche. L’unico effetto speciale è l’emozione.

Tutti sotto il palco alla fine, la sua voce strascicata raccoglie applausi a scena aperta “Canta ad alta voce e ama senza paura nel cuore; se noi tutti brillassimo di gioia, riusciremmo a mettere in fuga il buio…”
Come si fa a non amarlo,  guardando la luna che si specchia nel lago.

Severino Boschetti, 4 luglio 2017


Nato come musicista di strada, Mike Rosemberg, in arte “PASSENGER”, non è cambiato per niente nonostante il successo mondiale piombatogli addosso all’improvviso sotto forma  di circa un miliardo di visualizzazioni su youtube  e milioni di copie vendute dal 2012 ad oggi.
Viaggia sulle ali della semplicità scrivendo canzoni che vengono dal cuore e le canta sussurrando, deliziando un pubblico da tutto esaurito in un anfiteatro, sempre in ghingheri e sempre all’altezza dell’artista con il lago a fare da sfondo.