Due grandi musicisti per il secondo appuntamento di Verona jazz
Il fatto che fosse possibile riprodurre suoni con le bottiglie è noto ai più. Quello che forse non è altrettanto pacifico è il fatto che la ricerca della sperimentazione, almeno a volte, non consente di raggiungere elevati livelli di originalità e successo.
Tutto sommato efficace l’intervento sul palco del Teatro Romano di Ermeto Pascoal e Aline Morena, che hanno offerto uno stralcio di Brasile alternativo, anche se a volte un po’ noioso e prevedibile.
La sensazione di maggiore spicco è stata quella di assistere ad uno spettacolo circense, contraddistinto, però, dalla mancanza dell’effetto sorpresa e dall’assenza di reale divertimento.
A dirla tutta, la cantante Morena avrebbe potuto risparmiare a tutti la versione stonata (volutamente?) di “Desafinado”.
Senza lode, ma pure senza infamia.
Di tutt’altro effetto, invece, la presenza sulla scena di Paolo Fresu ed Uri Caine, entrambi assolutamente spettacolari nella loro intensa perfezione sonora.
Un vero e proprio regalo quello offerto al pubblico dal Verona Jazz 2009 dai due musicisti i quali, scivolando tra le morbide melodie di Gershwin e Porter ed offrendo qua e là spunti di accennato free jazz, hanno dato vita ad uno spettacolo straordinario e irripetibile. Una chicca, conclusasi tra le note sinuose di “E se domani”. Eleganza impeccabile e gusto raffinatissimo.
Assolutamente irresistibili le note prolungate del trombettista sardo, che ha tenuto col fiato sospeso ogni singolo, appagato, ascoltatore.
Fresu-Caine: un duo, una garanzia.
Donata Luani Venerdì 26 giugno