Recensioni - Cultura e musica

Pappano, Piovano e un magnifico Brahms

Memorabile esecuzione delle sonate per violoncello e pianoforte al Teatro Ponchielli

Non capita spesso che un celebre direttore d’orchestra si esibisca anche come solista. È accaduto più frequentemente che importanti solisti ad un certo punto della loro carriera abbiano iniziato a calcare il podio, ad esempio Ashkenazy, Perahia, Rostropovich e Barenboim, che però costituisce un caso a parte, ma il contrario si può circoscrivere ad un numero limitato di casi, tra cui Muti e Maazel.

Per questo l’opportunità di assistere ad un concerto in cui si esibiva al pianoforte Sir Antonio Pappano, attuale direttore musicale del Covent Garden e di Santa cecilia, affiancato da un violoncellista di indiscusso talento quale Luigi Piovano, era occasione da non perdere.
Il programma che li ha visti protagonisti al Teatro Ponchielli di Cremona prevedeva due pietre miliari del repertorio per violoncello e pianoforte, ovvero le due sonate di Johannes Brahms, affiancate da alcune composizioni di autori contemporanei scritte espressamente per i due musicisti, tra cui “L’ospite insonne” di Antonio Panfili che ha aperto la prima parte. Il primo dei due brani della dell’ –L’ora del lupo- è una delicata elegia con richiami impressionisti che rappresenta la tranquillità della notte, mentre il secondo – La fuga- è caratterizzato da tempi sincopati e da un ritmo molto più incalzante.
A questa introduzione ha fatto seguito una eccellente esecuzione della Sonata per violoncello e pianoforte op. 30 di Brahms.
La perfetta intesa tra i due musicisti, che suonano in duo ormai da una decina d’anni, si è manifestata in una perfezione di equilibri e in un gioco di colori di rara efficacia.
Al grande trasporto nell’accentuare il lirismo e la cantabilità del primo movimento ha corrisposto un allegro non troppo dal tono più leggero e scherzoso che ha visto nel trascinante fugato dell’allegro finale una chiusa magistrale.
Nella seconda parte abbiamo ascoltato due canzoni siciliane composte da Michele Dall’Ongaro: la leggera e delicata A vitalòra, e la più irruente Carnescialata dei pulcinelli, in cui i temi popolari emergevano in maniera più marcata nella linea melodica del violoncello.
Per quanto fossimo rimasti colpiti dal livello interpretativo della precedente pagina brahmsiana, l’esecuzione della sonata numero 2 op. 99 si può dire sia stata di livello ancora superiore, raggiungendo nel secondo movimento un’intensità espressiva straordinaria.
Al termine dell’allegro conclusivo, eseguito con grande trasporto, il pubblico ha tributato ripetuti e meritati applausi ai due artisti che hanno ricambiato con due romanze di Martucci offerte come bis.

Davide Cornacchione 4 marzo 2017