La cantante newyorchese protagonista di un trascinante concerto nell’anfiteatro dannunziano
All’interno di un cartellone particolarmente felice dal punto di vista della programmazione, sicuramente l’appuntamento più importante dell’estate 2012 all’Anfiteatro del Vittoriale ha coinciso con il concerto della rocker Patti Smith. Biglietti esauriti da tempo, pubblico la cui età era compresa in tre generazioni, gente in piedi, entusiasmo alle stelle.
Occasione dell’esibizione gardonese era la tournée di presentazione del suo nuovo disco: Banga, una raccolta di canzoni quasi tutte nate da una dedica dell’autrice ad una persona o, come per il brano da cui prende nome l’album, ad un “fottuto cane!”.
L’artista è salita sul palcoscenico con quel suo modo di fare che racchiude spavalderia, curiosità e divertimento. Ogni suo concerto è una nuova esperienza non solo per il pubblico, ma anche per lei, che si diverte ad improvvisare e a lasciarsi trasportare. Ed infatti anche in questa circostanza si è verificato un simpatico fuori programma: dopo essere scesa in platea la cantante è risalita portando con sé una bambina insieme alla quale ha poi ballato sulle note di una sua canzone.
Dal punto di vista strettamente musicale il concerto ha alternato alcune composizione dell’ultimo lavoro quali la bellissima “This is the girl” scritta per Amy Winehouse o “Nine” - un augurio di compleanno per Jonny Deep- a brani storici quali “Dancing Barefoot” e “Redondo Beach”, non trascurando ovviamente gli immancabili “Because the night” e “People have the power” che come un inno liberatorio ha chiuso il concerto.
Nel mezzo anche un momento dedicato all’eccellente Lenny Kaye, bassista di fiducia da sempre e alter-ego musicale di Patty, che si è esibito in un suo brano ed ha potuto vantare la straordinaria partecipazione dell’amica in veste di corista. Un gesto che lascia trasparire quali siano lo spirito cameratesco e l’armonia che costituiscono il collante del gruppo. Patty Smith infatti non è solo una cantante, ma è soprattutto una raffinata intellettuale (non sono infrequenti i suoi reading dedicati alle poesie di Allen Ginsberg) che imposta i suoi concerti in maniera abbastanza anticonvenzionale (chi altri avrebbe potuto intervallare due suoi brani con una parentesi sui maiali che vengono venduti negli autogrill?) per goderseli in prima persona e farli godere a noi pubblico.
Al termine, ovviamente, ovazioni entusiaste da parte di tutto il teatro. Ma avrebbe potuto essere altrimenti?
Davide Cornacchione 22/7/2012