Recensioni - Cultura e musica

Più che un Don Giovanni un maniaco del sesso in ogni sua forma

Un regia che farà parlare di sé giusto il tempo che si spengano le luci di scena per il capolavoro mozartiano messo in scena da Graham Vick per il circuito lombardo

Venerdì 7 e domenica 10 ottobre al Teatro Grande di Brescia è andato in scena il Don Giovanni con la discussa regia di Graham Vick. Che titolo mozartiano fosse latore di malizia e comportamenti libertini già si sapeva, ma che la regia scadesse nelle ormai obsolete scene da format televisivo, o quasi, francamente ha destato più noia che scalpore.

E se le mutande del primo atto hanno dipinto qualche smorfia iniziale sul viso degli spettatori, così come il lato B in bella mostra delle ragazze-oggetto buttate nel cassonetto della discarica, le fessure degli occhi hanno iniziato a socchiudersi nel duetto tra Zerlina e Masetto quando lei ha fatto la ruffiana mettendosi a proscenio a quattro zampe (per usare un eufemismo) e lui disposto di conseguenza. Ma sia sa, quando si pensa di essere arrivati al fondo, c’è ancora da grattare il barile: ed ecco perciò il bunga bunga della festa durante il quale si alternano ragazze che si siedono a gambe non proprio strette su una bella torta di panna (assaggiata poi da Leporello), oppure si rovesciano addosso dello champagne (anche se inizialmente l’entrata lasciava presagire una scena più hard), per giungere all’ormai immancabile scena gay sadomaso con un ragazzetto che si brucia i capezzoli con una sigaretta, mentre Don Giovanni riprende tutto con una telecamera professionale cui sono appese in bella vista un bel paio di mutandine immacolate: troveremo davvero poi tutto su youtube come postano gli adolescenti cresciuti? E comunque, a voler essere davvero più à la page, un bel vassoio d’argento di cocaina sarebbe stata più appropriato dell’endovena di eroina!
Ma è davvero necessario vedere questo a teatro e pagare fior di biglietto per assistere dal vivo alla volgarità che dilaga ormai ovunque nel web, in tv fino ai centri commerciali? Più che di “fantasie segrete portate sul palco”, come ha dichiarato il regista, si tratta davvero cattivo gusto neanche tanto a buon mercato, cattivo gusto al quale le giovani leve si sono prestate forse senza troppo entusiasmo né convinzione o semplicemente per una questione di lavoro.
E per non far passare proprio del tutto in secondo piano il motivo per cui l’abbonato paga il suo obolo annuale, ovvero il bel canto, diciamo almeno che i giovani Dionision Sourbis e Leonardo Galezzi rispettivamente nei ruoli di Don Giovanni e Leporello hanno dato soddisfazione all’orecchio dimostrando timbro solido e voce ben proiettata. La loro interpretazione personale invece è venuta più di una volta a mancare, dato che da bravi neoattori avevano imparato un ruolo che forse non sentivano fino in fondo, ragion per cui quando Don Giovanni butta la sigaretta a terra per spegnerla col piede, perché così gli è stato detto di fare, compie il gesto assegnatogli, non accorgendosi che la sigaretta si trova ad  almeno cinquanta centimetri di distanza.


10 ottobre 2014  Sonia Baccinelli