Recensioni - Cultura e musica

Preludio mozartiano con “crossover”

In questi mesi che immediatamente precedono i festeggiamenti per il duecentocinquantenario della nascita di Mozart il rischio di i...

In questi mesi che immediatamente precedono i festeggiamenti per il duecentocinquantenario della nascita di Mozart il rischio di incorrere in concerti che ripropongano sempre le stesse musiche o che nascano dalla doverosa necessità commemorativa più che da un desiderio di riscoperta è sempre in agguato, per cui, proprio in virtù di ciò, è stata salutata con positiva curiosità l’originale proposta offerta dall’Accademia Filarmonica di Verona per la sua tradizionale rassegna di settembre.
Il programma in questione prevedeva i due ultimi lavori sinfonici del genio salisburghese, ovvero le sinfonie K 550 e K 551 eseguite con strumenti d’epoca dall’”Accademia I Filarmonici” diretta da Corrado Rovaris, abbinate a due improvvisazioni del pianista Uri Cane aventi come tema le medesime composizioni.
La pratica dell'esecuzione di opere del periodo classico con strumenti originali dell'epoca o copie fedeli ricostruite in tempi moderni, peraltro non particolarmente diffusa in Italia, si può rivelare come un'arma a doppio taglio: infatti il loro suono e la loro versatilità sono abbastanza differenti da quelli degli strumenti più "tradizionali" a cui il nostro orecchio si è ormai abituato, per cui tali operazioni possono in alcuni casi portare ad approcci più intellettualistici che rischiano di andare a discapito del piacere della musica in quanto tale. Ovviamente per fortuna non è sempre così, ed infatti il contributo che questo tipo di esecuzioni ha dato alla riscoperta della musica del XVII-XVIII secolo è indiscutibile.
Il brano con cui si è aperta la serata è stata la sinfonia K550, per la quale sin dal primo movimento Rovaris ha scelto di staccare un tempo decisamente sostenuto, soluzione che all’inizio ha dato all’esecuzione l’impressione di possedere un guizzo ed una brillantezza di matrice squisitamente italiana da contrapporre allo sterile meccanicismo tipico di alcune esecuzioni filologiche di stampo mitteleuropeo. Purtroppo questa rapidità nell’esecuzione ha penalizzato l’esecuzione dei due movimenti centrali, ed in particolar modo del secondo, in cui una certa fissità timbrica tipica peraltro degli strumenti antichi non è stata a mio avviso sufficientemente compensata da una ricerca interpretativa che mettesse in risalto il lirismo ed il canto insiti nella partitura.
Una sensazione analoga si è avuta anche all’attacco della Sinfonia K 551, anche se in questo caso le cose sono andate mutando in corso d’opera. Ad un primo movimento a dire il vero un po’ asciutto e rigoroso ha fatto seguito un andante cantabile in cui la cura dei diversi piani sonori ha dato un nuovo respiro all’esecuzione che è proseguita in un giocoso minuetto sfociato senza soluzione di continuità con un insolito effetto di “attacca” in un “Allegro molto” dinamico ed espressivo.
In mezzo a siffatti capisaldi del classicismo una sorta di incursione “profana” sono state le due improvvisazioni per pianoforte solo che Uri Caine ha tratto dai temi principali di queste due opere e che alla luce dei fatti, per quanto interessanti, non sono riuscite a fornire una reale ipotesi di rilettura di tali capolavori in chiave moderna. Si è trattato infatti di esecuzioni abbastanza brevi (una decina di minuti ciascuna) e in sostanza molto ancorate ai temi originali ai quali Caine non è riuscito a trovare uno sviluppo del tutto convincente. Più interessante e vario si è rivelato il lavoro legato alla sinfonia K 550 in cui ad un inizio in chiave swing sulle note del primo movimento hanno fatto seguito un quarto movimento elaborato in forma di un malinconico blues ed un’ampia parte cantabile scaturita dal tema del secondo movimento, mentre per la K 551 l’andamento è stato decisamente più lineare.
Al termine del concerto applausi da parte di un teatro quasi esaurito che è stato premiato da un curioso bis: un brano dalle Variazioni Diabelli in versione Caine per pianoforte e orchestra.

Davide Cornacchione 10/09/2005