Recensioni - Cultura e musica

Prima la musica poi la regia

Suggestivo, ma non sempre in linea con la partitura verdiana il nuovo allestimento di Aida firmato dalla Fura dels baus all’Arena

Cento anni fa l’Aida di Verdi con le scene di Ettore Fagiuoli inaugurava la prima stagione lirica all’Arena di Verona, ed oggi, a distanza di un secolo esatto, quell’allestimento è ancora vivo e vitale ed è assurto a simbolo di questo palcoscenico e di un modo di rappresentare il teatro d’opera all’aperto.
È naturale quindi che, per inaugurare la stagione del centenario, la Fondazione Arena puntasse ad una nuova produzione di Aida che rompesse completamente con la tradizione precedente e che guardasse verso il nuovo secolo.
 

La scelta è caduta su uno dei gruppi teatrali più innovativi del panorama contemporaneo, ovvero la Fura dels Baus, che ha reinterpretato l’opera verdiana in chiave tecnologica, partendo da due gru poste al centro del palco che nel corso dell’opera sono servite a costruire una centrale ad energia solare (attualizzazione del dio Ra), che nel finale si ripiega su sé stessa diventando la tomba di Aida e Radames.
Partendo da questo spunto, nella drammaturga elaborata dal gruppo catalano  si inseriscono una serie di idee, alcune efficaci, altre meno, che riempiono la scena senza soluzione di continuità. Il risultato è un continuo divenire di situazioni che, da una parte  tengono costantemente vigile l’attenzione dello spettatore, ma dall’altra non sempre lasciano intendere quale possa essere il loro legame con la partitura verdiana.
La regia della Fura si risolve in sostanza in uno spettacolo di grande potenza visiva a prescindere dalla musica, con cui in alcuni casi si fonde alla perfezione ma che in altri ignora, per non dire ostacola.
Alcuni momenti sono indubbiamente azzeccati, quali ad esempio il finale del primo atto, in cui sull’ ”Immenso Ftah” tutta la platea si riempie di comparse recanti globi luminosi, o il terzo atto in cui l’acqua del Nilo che invade il palco,  crea insieme al gioco di luci ed ombre un’atmosfera particolarmente suggestiva, oppure il divertente gioco di ombre cinesi che sostituisce la danza degli schiavi neri.  Tra quelli che invece destano più di una perplessità citiamo il complicato viavai di figuranti con i geroglifici infuocati che rende praticamente inascoltabile la prima metà dell’aria “Ritorna vincitor” o la scena del trionfo che viene risolta in una meccanica e ripetitiva parata mentre vengono issati i pannelli della suddetta centrale, oppure la presenza dei coccodrilli nella scena del Nilo che, se all’inizio può sembrare divertente, scivola nel grottesco quando i suddetti vengono catturati e passati alla brace per un improbabile spuntino.
In sostanza una regia sicuramente originale ma che non rivoluzionerà il modo di interpretare questa partitura.
Di buon livello il versante musicale, dominato dalla strepitosa prova di  Daniela Barcellona. La cantante triestina, in quest’occasione in forma ancora migliore rispetto al recente Don Carlo torinese, ha esibito una voce calda e piena nel registro grave e timbratissima nell’acuto. Ne è scaturita un’Amneris ricca di colori e sfumature che ci ha letteralmente conquistati.
Il Radames di Fabio Sartori ha convinto per timbro e volume, in grado di riempire con facilità l’ampio spazio areniano, meno per il fraseggio che è parso un po’ sommario. Più raffinata sicuramente l’Aida di Maria José Siri, di cui si è apprezzata la buona linea di canto nonostante le molte “distrazioni” che la regia ha inserito proprio in concomitanza delle sue due arie principali.
Marco Vratogna è stato un solido Amonasro e lo stesso si può dire del Ramfis di Vitalij Kowaliow.
Omer Meir Wellber ha diretto prestando molta attenzione alle sfumature che la partitura richiede, offendo una lettura estremamente articolata:  incisiva nei passaggi più eroici e raccolta in quelli più intimi, pagando a volte lo scotto degli immensi spazi areniani.
Buona come sempre la prova del coro diretto da Armando Tasso.
Calorosa la risposta del pubblico che  si è lasciato conquistare anche dalle innovative soluzioni della Fura.

Davide Cornacchione 7/07/2013