Recensioni - Cultura e musica

Programma tardo romantico per Cem Mansur e la Turkish National Youth Orchestra

L’orchestra giovanile e la pianista Costanza Principe al Filarmonico per l’anteprima del Settembre dell’Accademia

Il programma scelto da  Mansur è tutto romantico e richiede una solida tecnica. Apre il concerto “Nelle steppe dell’Asia Centrale” di Aleksandr Borodin dove il pianissimo dei violini è talmente sfiorato e lieve da far pensare alla brezza e alla leggerezza dell’età dei musicisti, una leggerezza che non impedisce di sentire tutta la vastità dei luoghi descritti. Nel complesso il suono dell’orchestra sembra però titubante, quasi inconsapevole della sua potenza e delle sue capacità, quasi prudente per paura di essere troppo dirompente.

Dopo i tempi tecnici necessari a portare il pianoforte in sala fa il suo ingresso Costanza Principe, pianista marchigiana di indubbio talento che si cimenta nel difficile “Concerto per pianoforte e orchestra n.3 in Re minore Op. 30” di Sergej Rachmaninov. La direzione è attenta e favorisce un buon equilibrio tra pianoforte e orchestra in una partitura talmente articolata che pare abbia spaventato anche il pianista per cui fu scritta. Nel complesso rimane la sensazione di un’orchestra trattenuta in favore del pianoforte, pur distinguendosi per la solidità della sezione dei fiati cui si uniscono armonicamente gli archi nel secondo movimento, per arrivare ad un crescendo finale di solida efficacia.
L’eterea figura di Costanza Principe ci concede un bis, sempre di Rachmaninov, che semmai ve ne fosse stata la necessità conferma la sua capacità tecnica.

La seconda parte del concerto sembra voler porre l’accento sulle capacità interpretative di questa giovane orchestra. Dalla Russia ci trasferiamo in Germania con il poema sinfonico “Don Juan” di Richard Strauss, prima vera grande partitura sinfonica scritta dal musicista appena ventiquattrenne. Sarà l’età prossima a quella del compositore, sarà il tema della passione, ma i nostri giovani musicisti, in particolare il primo violino e i fiati, ci trasmettono tutto il vigore e la sensualità della partitura. Termina il programma “Variazioni sinfoniche Op. 78” di Antonin Dvorak con la sua alternanza tra momenti di leggiadria e momenti drammatici, che ricordano le danze popolari, in cui l’orchestra ci trasmette più che in altri momenti una sensazione di unità.

Mansur ci regala due bis: il primo un omaggio al paese ospite, ovvero l’ouverture da “La forza del destino” di Giuseppe Verdi, il secondo è “L’Arlésienne” di Georges Bizet. Entrambi mettono in risalto le capacità di questa giovane orchestra a cui non manca nulla, tranne forse un po’ di sicurezza in più sulle proprie potenzialità.

Valeria Bisoni 3 settembre 2017


L’anteprima del consueto appuntamento del Settembre dell’Accademia vede quest’anno protagonisti i giovani. Ospite la Turkish National Youth Orchestra, in cui l’età dei musicisti varia tra i 18 e i 22 anni, diretta dal suo fondatore e direttore Cem Mansur. Qualche sorriso d’intesa fra alcuni di loro lascia intravedere la giovinezza e la spensieratezza, ma non impedisce loro di avere una serietà e una compostezza da musicisti con notevole esperienza alle spalle.