Recensioni - Cultura e musica

Promettente inaugurazione dell’Estate Musicale del Garda

Martedì 17 luglio a Salò ha avuto luogo il concerto inaugurale dell’Estate Musicale del Garda, che a partire da quest’anno, grazie...

Martedì 17 luglio a Salò ha avuto luogo il concerto inaugurale dell’Estate Musicale del Garda, che a partire da quest’anno, grazie all’estensione delle manifestazioni anche sulla sponda veronese, si può definire “del Garda” a tutti gli effetti.
Il programma dell’intera rassegna è decisamente variegato ed interessante, infatti, oltre ai tradizionali concerti di musica classica, sono previsti alcuni appuntamenti con illustri interpreti della musica leggera italiana quali De Gregori, Capossela, e Giorgia. Per quanto riguarda invece il versante prettamente “classico”, oltre a composizioni di indubbia notorietà, vanno segnalati alcuni appuntamenti con autori e composizioni non sempre conosciutissimi ma di sicuro interesse: mi riferisco ad esempio al concerto di musiche tradizionali balcaniche o agli innumerevoli brani cameristici tra cui il sestetto di Brahms o il trio “Dumky” di Dvorak, o ancora “Notte trasfigurata” di Schönberg, veri gioielli di rarissima esecuzione che, a mio avviso, non ci si deve assolutamente lasciare sfuggire.

Per quanto riguarda il concerto inaugurale si è scelto invece di puntare su brani di indiscusso valore e grande notorietà quali il doppio concerto di Brahms e la sinfonia numero 7 di Beethoven affidati all’orchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Aldo Ceccato.
L’esito della serata è stato decisamente positivo, soprattutto grazie all’apporto dei due solisti nel concerto di Brahms, ovvero Marco Rizzi al violino ed Enrico Dindo al violoncello. Siamo infatti di fronte a due giovani musicisti estremamente interessanti, la cui esecuzione ha appieno giustificato la scelta di un brano non così frequentato come meriterebbe proprio per la difficoltà di trovare due interpreti di adeguato valore. Il fraseggio e l’affinità da loro esibiti hanno mostrato un talento ed un affiatamento non comuni, tali da far scattare un applauso, un po’ fuori luogo, già alla fine del primo tempo.
Qualche perplessità invece è venuta dall’orchestra, non tanto per l’esecuzione, che è stata di indubbio livello per precisione ed omogeneità, quanto per la scelta interpretativa operata. Il Brahms di Ceccato non è quello granitico e marmoreo della tradizione interpretativa tedesca, bensì un Brahms più “neoclassico”, meno chiaroscurato, e questo secondo me stacca un po’ troppo con la struttura di una composizione della piena maturità, quale appunto è il doppioconcerto, che proprio del contrasto dinamico fa la sua caratteristica peculiare, soprattutto nel primo movimento, che in questo modo risulta invece, a mio avviso, meno incisivo. Dove invece questa lettura paga appieno è nel secondo movimento, in cui la componente lirica e melodica è stata sapientemente esaltata con risultati di rara poeticità, complici i due solisti e gli eccezionali fiati che in questa circostanza hanno fornito una prova maiuscola. Un po’ più dimesso e meno rapinoso di quanto mi aspettassi, invece, si è rivelato il terzo tempo.

Una sensazione analoga è quella che mi ha suscitato anche la settima sinfonia, qui eseguita rispettando tutti i tradizionali tagli dei “da capo”; scelta da molti condivisa ma a mio avviso un po’ datata, che, dopo le recenti “integrali” (in tutti i sensi) di Muti ed Abbado, dovrebbe essere oggetto di discussione.
All’ascolto la sensazione avuta è stata quella di un’eccellente esecuzione non supportata però da un’altrettanto adeguata interpretazione. L’orchestra ha confermato quanto già manifestato nella prima parte, fornendo una prova impeccabile (a parte qualche incertezza negli ottoni ma si è trattato di peccati veniali). Purtroppo però dal podio è mancato quel qualcosa che conferisse un’impronta originale al tutto. La lettura invece si è dipanata nel solco di una consolidata tradizione, alla quale però sono mancati spesso i guizzi di vitalità (soprattutto all’inizio del primo e nel quarto movimento), che ne fanno quell’ “apoteosi della danza” di cui parlava Wagner, mentre tutto sommato più ispirati si sono rivelati la parte conclusiva del primo ed il secondo movimento. Alla fine il pubblico ha applaudito calorosamente dimostrando di aver pienamente apprezzato un concerto che sicuramente si è rivelato di buon auspicio per la stagione appena iniziata.

Davide Cornacchione