Recensioni - Cultura e musica

Quattro tenori per Taranto

Il quartetto THE FOURS ITALIAN TENORS debutta nella Stagione estiva del Taranto Opera Festival 2025

Debutta a Taranto nell’ambito della Stagione estiva del Taranto Opera Festival 2025 il quartetto The Four Italian Tenors. Ugo Tarquini, componente del gruppo nonché casting director del Festival, presenta l’evento come una novità assoluta per la città bimare, quale prima platea nazionale tra le tante internazionali, dove gli artisti si esibiscono dal 2019, divulgando la cultura musicale italiana, interpretata nei più svariati generi.

Taranto accoglie i quattro tenori, Alessandro Fantoni, Angelo Forte, Gianni Leccese e il citato Tarquini nell’ariosa e verde cornice della Villa Peripato, come per dar voce a uno speciale richiamo che li vede uniti per disparati interessi in terra di Puglia. A sostenerli nel canto c’è l’Orchestra del TOF, guidata dalla bacchetta di Lorenzo Bizzarri, sapientemente mossa nella direzione dell’Ouverture sinfonica del Barbiere di Siviglia di Rossini e dell’Intermezzo della Cavalleria rusticana di Mascagni, liberamente librata nella conduzione delle Canzoni classiche napoletane, che hanno caratterizzato una parte del programma. Brani come Dicitencello vuje, Torna a Surriento, ‘O surdato ‘nnamurato, Funiculì, funiculà,‘ O Sole mio, Core ‘ngrato sono esibiti dagli artisti con preordinata intesa di fraseggio unita a una foga interpretativa che se è apprezzata per l’incisiva espressività dei testi, lo è meno a conclusione delle canzoni ove l’impeto vocale dei “quattro” prende il disordinato sopravvento sulla sincrona chiusura del canto. Più ordinati appaiono i finali delle più note arie d’opera, da È la solita storia del pastore - dall’Arlesiana di Cilea - a Una furtiva lagrima di Donizetti, da E lucean le stelle e Nessun dorma di Puccini, a La donna è mobile dal Rigoletto di Verdi, pur palesandosi all’ascolto alcuni e impropri slanci impetuosi e l’irruente veemenza di certi passaggi.

Ciascun artista esibisce alternativamente l’interpretazione di brevi frasi e vocalità differenti per tutti i brani del repertorio in programma, arricchito da canzoni come Cielito lindo, Granada, e Mattinata. Angelo Forte ha voce brillante, agile e solida, ampiamente risonante nel registro acuto e proiettata in un potente squillo; versatile nell’estensione con punte di brillantezza appare la vocalità di Ugo Tarquini; la morbidezza è la caratteristica predominante della voce di Alessandro Fantoni; abbastanza proiettata ma senza squillo e poco agile appare quella di Gianni Leccese. Se la diversa vocalità degli artisti ha giovato alla resa di uno “spettacolo” che si inserisce nel circuito di eventi simil popolari, poco appropriata si è palesata rispetto all’esito di un concerto/recital la cui finalità sia quella di esibire l’arte musicale nella sua originaria concezione, nel rispetto di un criterio artistico-filologico. L’intento programmatico dell’ente organizzatore del Festival è dunque palesemente evidente. Si è allestito uno spettacolo che dilettasse un “generico pubblico” attraverso l’ascolto di brani e canzoni di chiara orecchiabilità e fruibilità, il suo coinvolgimento in “macchiette” tra il direttore e gli artisti, nonché in classici accompagnamenti dei ritornelli con battito di mani ed estemporanee intonazioni.

Nel complesso, si ritiene che lo spettacolo abbia soddisfatto i palati “comuni” della maggior parte del pubblico intervenuto, poco quelli “raffinati”, il cui “udito” si è palesato sensibile alle stonature dei violini, a qualche sfasato attacco e scoordinamento ritmico dell’orchestra.

Giovanna Facilla