Recensioni - Cultura e musica

RAI bless America

Trionfale inaugurazione del Settembre dell'Accademia con l'orchestra sinfonica nazionale della Rai in un programma dedicato al Nuovo Mondo

La XXXII edizione del Festival Internazionale di Musica organizzato come ogni settembre dall’Accademia Filarmonica di Verona ha visto il ritorno sul palcoscenico del Teatro Filarmonico dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta dal Maestro Juraj Valčuha per un programma dedicato alla musica statunitense che ha coinvolto anche il pianista Stefano Bollani.

La prima parte si è aperta con una spumeggiante interpretazione di quel gioiellino che è l’ouverture da Candide di Leonard Bernstein: un’opera deliziosa per ironia e vitalità che purtroppo appare troppo raramente sui palcoscenici italiani. La spigliata concertazione di Valčuha è stata caratterizzata da una grande vitalità e brillantezza timbrica.
Inglese di nascita ma americana d'adozione la musicista Anna Clyne ha composto il trittico Color Field nel 2000 su commissione della Baltimora Symphony Orchestra, ispirandosi al dipinto “Orange, Red, Yellow” di Marc Rothko, e dedicando un singolo movimento ad ognuno dei tre colori. Red che abbiamo ascoltato nella come secondo brano in programma, si caratterizza per un tono epico, a tratti marziale, reso con grande trasporto dall’orchestra che, rispetto all’ascolto precedente ha qui espresso un suono più pieno e turgido.

Il percorso a ritroso nel tempo si è spostato dalla seconda alla prima metà del secolo scorso con una delle pietre miliari della musica americana: la Rapsodia in blu di George Gershwin, partitura in cui jazz e musica “colta” si fondono in maniera esemplare. Alla tastiera Stefano Bollani ha dato della celebre pagina un’interpretazione di stampo jazzistico, estremamente personale dal punto di vista agogico e giocata spesso sull’improvvisazione. La lettura di Bollani ha però trovato in Valčuha un ottimo partner, che ha colto perfettamente lo spirito del solista ed ha saputo intessere un dialogo pianoforte-orchestra estremamente proficuo. Al termine Bollani ha reindossato i panni dell’istrionico jazzista offrendo tre bis tra cui un medley tra New York New York di John Kander e America da West side story di Bernstein e una sua composizione nella quale ha interagito con il pubblico.

Più classica la seconda parte costituita dalla Sinfonia n.9 “Dal Nuovo Mondo” di Antonin Dvořák di cui Valčuha, che si conferma una delle bacchette più interessanti dell’attuale panorama musicale, ha dato un’interpretazione di grande respiro, sempre vigile e misuratissima negli attacchi e nelle dinamiche che ha disvelato la complessità della partitura senza mai cadere nel calligrafismo. Complice l’orchestra della Rai che ha regalato una prova maiuscola da parte di tutte le singole sezioni: dagli smaglianti ottoni agli espressivi legni -un meritatissimo applauso al primo clarinetto per l’attacco della Rapsodia in blu ed al corno inglese in Dvořák- agli impeccabili archi, straordinari nel diminuendo al termine del secondo movimento.
Entusiasta al termine la reazione del pubblico che gremiva il teatro nella speranza di un bis che purtroppo non è stato concesso.