Recensioni - Cultura e musica

Roberto Bolle: un divo sulla terra bagnato dalle lacrime del cielo

La pioggia non ferma il Gala di danza all'Arena

L’attesissimo appuntamento annuale con Roberto Bolle and Friends raggiunge numeri da capogiro con un’Arena extra sold out e fans che non si fanno scoraggiare né dal caldo torrido di queste giornate, né tantomeno dalla pioggia torrenziale (per non dire monsonica) che ha costretto alla sospensione dello spettacolo.

Bolle è uno straordinario danzatore, ma anche un uomo eccezionale, un artista infinitamente generoso di quelli che nascono uno ogni secolo. Riempire le arene e portare la danza ai grandi numeri non da tutti, quindi oltre che essere un grande ballerino il lavoro che l’étoile sta facendo per la danza è encomiabile sotto ogni punto di vista. E il riferimento è alla vera danza, quella che si deve continuare ad ammirare nei teatri grandi o piccoli che siano e in prima serata sulle reti nazionali. Da oltre vent’anni questa serata si arricchisce di fascino e nel cast figurano giovani ballerini provenienti da ogni parte del mondo: Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko (Teatro alla Scala di Milano), Bakhtiyar Adamzhan (Astana Opera), William Bracewell, Melissa Hamilton e Yasmine Naghdi (Royal Ballet di Londra), Antònio Casalinho (Bayerisches Staatballet di Monaco di Baviera), Madoka Sugai (Hamburg Ballet), oltre a Toon Lobach e Casia Vengoechea international guest. Il programma è stato costruito in maniera eterogenea attingendo al repertorio classico, così come a quello contemporaneo, moderno con freschezza ed armonia.

Il violino di Alessandro Quarta ha aperto musicalmente la serata intonando una versione molto ritmica e concitata di Fracanapa uno dei più celebri brani di Astor Piazzolla creando così un crescente di attesa, preludio all’ovazione calorosa del pubblico nell’accogliere Roberto Bolle e, a seguire, Nicoletta Manni. Insieme ai successivi due pezzi (Oblivion e Libertango) entrambi interpretati con la Manni, “Alma Porteña” è stato un affascinante omaggio al mondo tanguero, pur non potendo parlare di tango argentino in senso stretto: piccoli ganchos e boleos sono stati alternati a prese, pirouettes, grand jeté in un vocabolario che racchiude la ricchezza della danza classica con la volontà di andare oltre il linguaggio accademico tradizionale, declinandolo in molteplici sfaccettature.

Con “Le Fiamme di Parigi” di Vainonen, Madoka Sugai e Antònio Casalinho hanno fatto brillare gli occhi con la loro tecnica impressionante esibendosi in un pezzo che necessita di virtuosismo superbo. Magnifici nel passo a due, ma ancor più nelle variazioni soliste e nella coda. Antònio Casalinho ha una tecnica di salto mozzafiato al limite dell’acrobatico, ma anche i giri e i tripli tour en l’air in sequenza non sono stati meno spettacolari; Madoka Sugai ha dimostrato una leggerezza e una naturalezza tale nell’eseguire la sua parte da far sembrare finanche semplice una delle code più difficili al mondo con i fouettes intervallati inizialmente da un saute come solo le grandissime danzatrici sono in grado di fare. A seguire “Infra” per la coreografia di Wayne McGregor un pezzo di tecnica contemporanea interpretato nuovamente da Roberto Bolle affiancato questa volta da una bellissima Melissa Hamilton. I loro corpi sembrano sculture vive sul grande palcoscenico areniano. Il fluire della coreografia sulla musica di Max Richter è stata poesia allo stato puro: mani che si prendono e si lasciano, braccia che avvolgono e abbandonano, gambe e piedi in ogni posizione possibile ed immaginabile fanno di questo brano un piccolo cameo.

E come da tradizione, non poteva mancare il “Romeo e Giulietta” di MacMillan interpretato quest’anno da Madoka Sugai e William Bracewell. L’immagine di Giulietta al balcone sopra il grande arco d’ingresso al palcoscenico è tenerissima. Il primo approccio con l’amore, le corse degli interpreti per raggiungersi e abbracciarsi, lasciano sempre col fiato sospeso. Il vento ha reso ancor più vivo il panneggio del mantello di Romeo che arriva a corteggiare l’amata. Interessante il passo a due maschile “Les Indomptés” nella ripresa coreografica di Benjamin Lamarche interpretato dalla coppia Roberto Bolle/Toon Lobach.
Bellissimi Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko nel passo a due de “Il Corsaro”. Complicità assoluta nella parte danzata in coppia (e non potrebbe essere altrimenti), ottima elevazione per Andrijashenko nella variazione che fu il cavallo di battaglia di Nureyev, ma quello che ha colpito della Manni è stato il sorriso dolcissimo e naturale nel dominio completo della tecnica.

Il cielo non è stato generoso quanto Roberto Bolle e all’inizio di “Carmen”, con la coreografia di Amodio, sono iniziate a cadere le prime gocce d’acqua che hanno portato ad una sospensione dello spettacolo. Poi la scelta di mettere in scena “Sphere” di Bigonzetti, un fotogramma danzato che resterà nella storia della danza a testimonianza del carisma di Roberto Bolle nel voler dire al mondo che come il ballerino ha cura ogni giorno del suo corpo in quanto strumento di lavoro, così tutti gli esseri umani devono prendersi cura del pianeta che è l’unico che abbiamo e che dobbiamo salvare. E siccome nulla accade per caso, il cielo ha pianto così intensamente da creare un’atmosfera unica ed irripetibile: mentre la pioggia cadeva abbondante Bolle non si è tirato indietro e ha portato a termine il pezzo sotto uno scroscio di acqua e di applausi.