Recensioni - Cultura e musica

Roma: interessante concerto con musiche di Sibelius e Orff

Nel concerto sono stati eseguiti i famosi Carmina Burana di Orff e alcune composizioni di Sibelius di grande interesse.

Sotto la energica direzione di Dalia Stasevska, direttrice dell’Orchestra Sinfonica di Lahti, è stata presentata una interessante scelta di musica del primo novecento.

Il primo tempo del concerto si è aperto con due brani tratti dalla suite per orchestra Lemminkäinen Suite Op.22 (anche noto come Quattro leggende di Kalevala), Il Cigno di Tuonela e il Ritorno di Lemminkäinen. La suite fu inizialmente composta nel 1893, ma fu poi rivista, modificata, riorganizzata diverse volte, fino alla versione definitiva del 1935.

Il Cigno di Tuonela, in La minore, è forse il poema sinfonico più famoso della suite. Narra del sacro cigno solitario che nuota attorno all'isola di Tuonela, rappresentazione del mondo dei morti nella cultura finnica. Con il suo canto solitario irretisce i visitatori del luogo e li porta al suicidio. Il protagonista della suite, Lemminkäinen, si reca nell’isola allo scopo di uccidere il cigno ma non riuscirà nell’impresa, rimanendo egli stesso vittima di una freccia avvelenata. Il brano è caratterizzato da un corno inglese solista che impersonifica il cigno, una viola che fa da controcanto e l’accompagnamento orchestrale che nella sua languida staticità armonica rappresenta il moto delle scure acque. La struggente melodia del corno inglese è stata ben rappresentata dalla virtuosa del corno inglese Maria Irsara, che ne ha saputo evidenziare tutte le sfumature, impreziosendo il brano.

Il Ritorno di Lemminkäinen è stato il secondo brano della suite ad essere eseguito. Dopo la morte dell'eroe finnico avvenuta nell’episodio del cigno sacro, la madre pietosamente ne recupera i resti sparsi nel mare attorno a Tuonela e lo riporta in vita. Segue quindi il trionfale ritorno in patria dell’eroe, risorto dopo la morte. Un brano energico, epico, dai forti tratti orchestrali e decisi. Ampie sezioni dedicate ad ottoni e alle percussioni, alternati ad episodi orchestrali pieni. Qui la direzione della Stasevska è stata impeccabile e molto energica, portando orchestra e pubblico per mano fino al climax finale, una vibrante ed appassionante conclusione salutata da uno scrosciante applauso.

Ha concluso poi il primo tempo il famoso poema sinfonico Finlandia Op 26, considerato quasi un secondo inno nazionale per i finlandesi.Ne è stata eseguita la versione per coro e orchestra del 1899.

Il brano fu scritto in occasione della liberazione della Finlandia dal giogo zarista e quindi è comprensibilmente ispirato e intriso di un sentimento patriottico. Il brano è suddiviso in tre sezioni. La prima, cupa e impetuosa, sembra voler rappresentare l’aspro paesaggio finlandese, l’oppressione del nemico invasore e il carattere dei suoi abitanti. E’ caratterizzata da un ampio uso del contrasto tra gli ottoni, le percussioni e gli archi. Qui la direzione orchestrale è stata molto incisiva. La seconda sezione è più ritmica e solenne, mentre la terza è caratterizzata da un tema più lento che pian piano cresce, fino all’apparire del coro. Il finale sembra un faro che illumina il futuro del Paese e la direzione davvero ispirata della direttrice ha davvero esaltato ancor di più questo momento catartico.

La seconda parte del concerto è stata invece dedicata al capolavoro di Orff: i Carmina Burana.

Si tratta di una cantata profana basata su 24 componimenti goliardici in lingua latina e alto tedesco di epoca medievale.

Fu composta tra il 1935 ed il 1936 con prima rappresentazione l’otto giugno 1937 a Francoforte sul Meno. Nonostante fosse avversata dal regime nazista a causa dei numerosi impropreri e delle frequenti allusioni erotiche divenne comunque l’opera più nota degli anni ‘30 e rese Orff molto famoso, non solo in Germania. La struttura della cantata presenta un prologo iniziale, cinque parti ed un epilogo.

Sicuramente di grandissimo effetto il prologo, con il celebre O Fortuna, uno dei brani più famosi di tutta la musica occidentale di tutti i tempi. La potenza del coro che declama il primo verso, l’accompagnamento orchestrale che segue e porta al fortissimo sui versi centrali ed il grande finale ha entusiasmato il pubblico. Il carattere molto deciso della composizione si è ben sposato con lo stile di direzione sempre molto preciso ma anche deciso della direttrice.

Molto belli anche gli episodi che hanno visto protagonista il coro dei bambini, o coro “piccolo”, posizionato alle spalle del coro degli adulti (o coro “grande”), sulla galleria solitamente riservata al pubblico.

Ci riferiamo in particolare al Amor volat undique della quarta parte, La Corte dell’amore. Qui è stata fatta una felice scelta di far cantare ad una voce bianca la parte del soprano, il che ha dato un particolare effetto all’esecuzione.

Bravi i solisti, la soprano Giuliana Gianfaldoni, il tenore Marco Santarelli (artista del Coro di Santa Cecilia) e il talentuoso baritono Mattia Olivieri.

Il baritono ha fatto anche sfoggio di una notevole perizia tecnica ed agilità vocale, con una estensione notevole, fino al falsettone. Regge la maggior parte del canto nelle varie parti della cantata e la sua performance è stata di livello. Abbiamo apprezzato anche il timbro vocale, molto caldo e deciso. Davvero bravo.

Anche nella seconda parte del concerto, una direzione decisa, efficace e precisa ha saputo rendere al massimo la partitura di Orff.

Una direzione molto apprezzata anche dal pubblico che ha salutato il finale con un sentito e lungo applauso al termine del quale è stato eseguito un bis del prologo O fortuna. Davvero molto apprezzato.

Insomma un concerto molto interessante che ha permesso di ascoltare brani sia famosi che rari. Abbiamo molto apprezzato lo stile di direzione della Stasevska che ci ha conquistati. Speriamo di rivederla presto a Santa Cecilia. E speriamo anche in un bis di musiche di compositori del nord Europa nel corso del prossimo anno! Ve ne sono di molto talentuosi!