Recensioni - Cultura e musica

Romantici Masnadieri

La giovanile partitura verdiana a Busseto nel suggestivo allestimento di Leo Muscato

Terzo spettacolo schilleriano proposto al Festival Verdi 2016 è stato “I Masnadieri” nella produzione che debuttò al Regio nel 2013, riallestiti al teatro Verdi di Busseto con i vincitori del concorso di Voci Verdiane.
Lo spettacolo, firmato dal regista Leo Muscato, coadiuvato nelle scene da Federica Parolini e nei costume da Silvia Aymonino non ha minimamente risentito del ridimensionamento dovuto alle ridotte dimensioni del palcoscenico bussetano, ma ha confermato tutta la sua efficacia e la sua potenza evocativa.

L’impostazione inquadrava l’opera nei canoni del romanticismo Tedesco, caratterizzato da atmosfere cupe e corrusche che evocavano paesaggi alla Caspar David Friederich, grazie anche all’efficace  progetto luci di Alessandro Verazzi che contribuiva a rendere ancora più suggestivo il colpo d’occhio.
Pochi ed essenziali gli arredi: un tavolo, una poltrona, un letto, qualche candeliere, che gestiti con grande abilità delineavano perfettamente i singoli ambienti.
Notevole anche il lavoro sulla gestualità e sulla caratterizzazione dei personaggi che, nonostante il cast fosse composto da poco più che debuttanti, ha portato a risultati decisamente interessanti.
Dal punto di vista vocale spiccava l’Amalia di Federica Vitali.  La giovane soprano sfoggiava un bel timbro lirico, duttile nel fraseggio e sicuro negli acuti.  Al suo fianco Victor Sporyshev era un Carlo dalla voce chiara, che ha acquisito autorevolezza nel corso della rappresentazione.
Meno convincente il Francesco di Cuneyt Unsal; se infatti il baritono turco si è disimpegnato con grande abilita in scena ed e riuscito a creare un personaggio credibile, la voce era spesso opaca ed anche la linea di canto, complice qualche forzatura, si e rivelata tutt’altro che impeccabile.
Tecnicamente buone ma forse ancora un po’ chiare sono sembrate le voci dei due bassi ovvero  Victor Sporyshev (Massimiliano) e Wellington de Santana Moura (Moser) mentre nei ruoli di contorno Manuel Roriguez e stato un Arminio che tendeva spesso a sbiancare contrariamente a  Jangmin Kong che  si è ben disimpegnato come Rolla.
Simon Krecic, alla testa dell’Orchestra dell’Opera Italiana, ha saputo cogliere appieno lo spirito romantico dell’opera fornendone una lettura trascinante e di grande impatto emotivo, affiancato da  un coro del Teatro Regio come sempre in forma smagliante.
Calorosissimi al termine gli applausi da parte di un teatro esaurito in ogni ordine da un pubblico sempre più internazionale, a dimostrazione del crescente interesse che il Festival esercita anche all’estero.
Davide Cornacchione 16/10/2016