Recensioni - Cultura e musica

Roméo et Juliette: la più grande tragedia d’amore

Riuscito allestimento di Andrea Cigni al Teatro Ponchielli di Cremona per l’opera di Gounod

Davvero una bella serata quella passata venerdì 18 novembre al Ponchielli di Cremona per la rappresentazione di Roméo et Juliette di Gounod. Il sipario si è aperto suscitando un po’ di irrequietezza, dato che un letto con le lenzuola insanguinate era appeso al centro della scena ed illuminato con un cono di luce. La macabra immagine dell’ouverture però si è subito dileguata per lasciare spazio ad una scenografia squadrata, dove ha preso posto il coro, che in maniera vigorosa ha cantato Verone vit jadis deux familles rivale.

Il primo atto è iniziato con il celebre ballo in casa Capuleti e l’ingresso della giovane Giulietta è stato davvero frizzante. Serena Gamberoni è stata davvero molto brava ed applauditissima sin dal suo arrivo sulla scena. Bravo anche Mercuzio, il potente baritono Mihail Dogotari, che ha interpretato con grande vigore la sua scena Mab, la reine des mensonges cantando anche con il giusto tocco di “cattiveria”.
L’opera di Gounod rispecchia pienamente il modello della tragedia shakespeariana con la divisione del libretto in cinque atti. L’ unica differenza significativa è l’aggiunta del personaggio Stefano, il paggio di Romeo, che nel terzo atto canta la bellissima canzone Que fais-tu, blanche tourterelle destinata a scatenare il duello tra Tebaldo e Mercuzio. Stefano, en travesti, è stato interpretato dall’efebica Silvia Regazzo, che nonostante l’esilità della figura, ha dimostrato una potenza di esecuzione davvero impressionante, ma anche il giusto tono canzonatorio richiesto dal personaggio. L’altra grande differenza rispetto alla tragedia scritta dal bardo, sta nel fatto che i due amanti riescono a rivedersi per qualche attimo sulla pietra che funge da letto di morte; in questa scena il libretto ricalca il finale teatrale dell’opera di Teophilus Cibber e David Garric, proprio per permettere ai cantanti un meraviglioso duetto finale.
Nel corso della vicenda, tutti i duetti dei protagonisti sono meravigliosi, a cominciare dall’incontro tra i due giovani, per giungere alla celebre scena del balcone. O nuit divine! è una perla che Serena Gamberoni e Jean-François Borras hanno cantato facendo passare tutto il sentimento e la tenerezza del primo amore. Dolcissimo anche  Nuit d’hyménée, altro magistrale esempio della raffinatezza compositiva di Gounod. Infine, la perla di stile del compositore francese: Salut, tombeau sombre et silencieux! che ha tenuto il pubblico col fiato sospeso sia per la bravura degli interpreti, sia per l’eccezionale resa plastico pittorica della scena che sembrava un quadro vivente di una natura morta.
L’allestimento ideato da Andrea Cigni è stato riuscitissimo: uno spazio semplice e squadrato con quattro porte su ciascuno dei tre lati del palcoscenico e la quarta parete libera per introdurre lo spettatore; lo spazio poi è stato diviso orizzontalmente creando un corridoio al primo piano che è stato usato dal coro, da Giulietta, per la celebre scena del balcone, e dal duca di Verona. L’illuminazione studiata da Fiammetta Baldisserri ha contribuito a ridipingere di volta in volta la scena, facendola apparire ora bluette, come di fatto era, ora nera e ora grigia, fino a farla scomparire del tutto in alcuni momenti.
Tre ore sono volate e lo spettacolo è stato nel suo complesso di una fluidità straordinaria, proprio come richiedeva la partitura di Gounod.

Sonia Baccinelli   venerdì 18 novembre 2011