Recensioni - Cultura e musica

Scala: Tutto esaurito per la Fille mal Gardée di Frédéric Olivieri

Giovani allievi della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala in un nuovissimo spettacolo che fonde danza e musica con l’antica arte della pantomima

I ragazzi che frequentano la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala hanno avuto la possibilità di esibirsi in uno spettacolo a serata intera creato appositamente per loro dal Direttore Frédéric Olivieri, non nuovo a questo tipo di regali per suoi allievi, dato che il Maestro in passato ha già realizzato Schiaccianoci e Cenerentola a scopo didattico.

"La fille mal gardée" è fra i balletti più antichi del repertorio classico e ha conosciuto innumerevoli edizioni e rimaneggiamenti sia coreografici che musicali. La prima versione del balletto, che all’epoca si chiamava Le ballet de la paille, ou il n’est qu’un pas du mal au bien, venne firmata da Dauberval e andò in scena al Grand Théâtre de Bordeaux nel 1789 su un collage di canzoni popolari francesi. Tra le coreografie invece più note ed apprezzate per il sense of humor tipicamente britannico c’è sicuramente quella di Ashton su musica di Hérol riadattata da Lanchbery.

Chiunque abbia un minimo di esperienza teatrale, sa quanto sia fondamentale la pratica del palcoscenico e, venendo da due anni di covid, è stato sicuramente importante dare agli studenti l’opportunità di recuperare un po’ del tempo perduto a causa della pandemia. Un saggio è sempre un’occasione di crescita perché dà la possibilità di entrare in un teatro, indossare gli abiti di scena, sentirsi i riflettori addosso e percepire il calore del pubblico. Ogni momento per mettersi alla prova permette al futuro artista di dominare l’ansia e verificare a che punto sta nel suo percorso di crescita.

Il titolo scelto dal Direttore ha però una marcia in più. La Fille mal guardèè, infatti, rappresenta uno dei balletti nei quali la pantomima, che rivestiva grande importanza nell’Ottocento ovvero nel balletto Romantico e preromantico, è essenziale. Oggi spesso la pantomima tende a passare in secondo piano rispetto alla tecnica. Frédéric Olivieri ha giustamente scelto di lavorare con le nuove generazioni su questo aspetto, in modo da dare un’anima ad una danza che sempre più spesso si ripiega solo sulla tecnica a discapito dell’aspetto teatrale. La partitura scelta è quella di Peter Ludwig Hertel nell’edizione di Mario Bois in quanto più energica e utile allo studio della pantomima quasi nell’ottica di una sorta di maieutica socratica.

La coreografia di Olivieri è totalmente inedita, fatta eccezione per il celebre pas de deux nella versione novecentesca di Gorkij; questo passo a due viene spesso presentato nei gala e Olivieri l’ha volutamente mantenuto anche in questa rappresentazione in quanto caposaldo della tradizione, nonché ottima occasione di studio.

Bravissimi tutti i ragazzi/e e i bambini/e in scena. Rebecca Luca è stata una Lise deliziosa: ottima preparazione tecnica, ha dato prova di avere già la stoffa per i grandi ruoli del repertorio riuscendo a tenere duro senza sbavature per una parte che l’ha vista praticamente sempre in scena. Il personaggio richiede freschezza, spontaneità, tenerezza filiale quello che sicuramente la giovane allieva ha anche nella vita, ma che ha saputo mettere col cuore nella sua danza.

M.me Simone è stata perfettamente interpretata da Gisèlle Odile Ghidoli che ha dato prova di essere una ballerina molto forte (il suo secondo nome pare già assegnarle un destino) pur avendo la possibilità di eseguire poche legazioni dato che il suo ruolo è per lo più pantomimico e solitamente en travesti per renderlo ancor più caricaturale. Interessante l’idea di Olivieri di “trasformare” M.me Simone da ballerina in musicista: il tempo 1-2-3-4, 5&6, 7&8 battuto nella variazione del tamburello scandisce il ritmo e l’orchestra suona la melodia, mentre Lise danza per la madre stanca ed assonnata.

Filippo Ferdinando Pagani e Antonio Modica si sono esibiti rispettivamente nei ruoli di Colas e Alain. Le fisicità dei due ragazzi sono totalmente diverse, ma entrambi hanno dato il massimo delle loro potenzialità tecniche ed interpretative. Le lunghe leve di Pagani non hanno perso di forza nei grandi salti, ma nemmeno nei brisés volés e le braccia gli hanno consentito di portare la sua Lise così in alto da farla sentire la regina del suo cuore. Modica ha un eccezionale lavoro di salto nelle gambe, in particolare di batteria, e le sue doti interpretative non sono da meno: il suo aggirarsi col retino acchiappa farfalle è stato davvero divertentissimo.

Bravi tutti i ragazzi/e dei corsi superiori. Come in tanti balletti del repertorio, da Bella Addormentata a Paquita solo per fare un esempio, ad un certo punto sono entrati in scena anche i bambini dei primi corsi. La festa intorno all’albero di maggio pareva ricalcare l’espressione tipicamente francese “Tout le monde va danser”.

Sul podio, a dirigere l’orchestra scaligera, il grande David Coleman. In un’ottica di attenzione ai costi che ha permesso la realizzazione di offrire una bella opportunità agli allievi, sono stati riadattati scene e costumi firmate da Luisa Spinatelli della versione di Spoerli portata alla Scala negli anni Ottanta.

Questo spettacolo, realizzato grazie al contributo della Fondazione Milano per la Scala balletto e della mecenate Hélène de Prittwitz Zaleski, è stato una piacevole occasione anche per il pubblico di poter accedere ad un prezzo ben diverso da quello abituale al tempio italiano della lirica e del balletto. Tanti genitori, fratelli, sorelle e nonni hanno potuto varcare la soglia di questo stupendo teatro per la prima volta probabilmente non meno emozionati dei lori rispettivi figli e nipoti e qualche lacrima di commozione ha rigato più di una guancia.

Sonia Baccinelli

16/04/2023