Recensioni - Cultura e musica

Sempre verde la Traviata di Svoboda

Il celebre allestimento ripreso a Busseto nel corso del Festival Verdi

Si tratta in sostanza di un impianto tanto semplice quanto d’effetto: la scenografia si riduce ad un grande specchio che, posto a 45 gradi dal pavimento, funge da fondale. Su di esso si riflettono sia personaggi che gli oggetti di scena, oltre a delle immagini che vengono proiettate sul pavimento con effetti riconducibili alle vecchie scenografie dipinte.
Dal punto di vista visivo la soluzione è di grande impatto, grazie anche alle luci, anch’esse firmate da Svoboda, che, insieme alle proiezioni, contribuiscono a delineare i vari luoghi d’azione in una dimensione antinaturalistica, quasi onirica.
All’interno di questa struttura i cantanti si muovono secondo i dettami di una regia sostanzialmente, tradizionale, per non dire convenzionale, dalla quale è difficile cogliere qualche spunto particolarmente originale. Non a caso questa produzione è universalmente conosciuta come la Traviata “di Svoboda” e non di Brockhaus.
Questa nuova produzione bussetana prevedeva l’impiego dei vincitori del 52° concorso “Voci verdiane”che, nonostante la giovane età e la scarsa esperienza di palcoscenico, si sono egregiamente disimpegnati.
La Violetta di Sonia Ciani poteva vantare un bel timbro, forse ancora un po’ leggero per questo ruolo, limite al quale sopperiva con una solida tecnica che le ha permesso di risolvere senza problemi tutte le agilità richieste.
Nei momenti più impegnativi, “Sempre libera” in primis (peraltro eseguito con tutti i da capo prescritti) l’esecuzione è sembrata un po’ prudente, ma questo non le ha impedito di ottenere un buon successo personale, complice anche una convincente presenza scenica.
Al suo fianco l’Alfredo di Yenish Ysmanov ha esibito un a buona tecnica pur penalizzata da un timbro un po’ secco, caratteristica questa abbastanza comune alle voci provenienti dall’estremo oriente. Va comunque sottolineato che l’interprete è cresciuto in corso d’opera e, ad un primo atto un po’ interlocutorio hanno fatto seguito un secondo ed un terzo decisamente più a fuoco.
Una curiosa coincidenza ha voluto che anche Germont padre fosse di provenienza orientale, ma a differenza del figlio il baritono Mansoo Kim ha sfoggiato timbro morbido e vellutato sorretto da una solida emissione ed una ricerca del dettaglio che gli sono valsi più di un applauso a scena aperta. Qualche spigolosità nell’articolazione un certo impaccio sulla scena, caratteristica questa condivisa praticamente con tutti gli interpreti, sono da considerare peccati veniali.
Tutto sommato rimarchevole anche il gruppo dei comprimari con l’efficace Annina di  Marianna Mennitti, la volitiva Flora di Anastasia Pirogova, l’estroverso Gastone di Stefano Consolini, il legnoso Duphol di Andrea Pellegrini e il puntuale Grenvil di Andrea Patucelli.
Stefano Rabaglia ha diretto con piglio energico l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna a volte eccedendo nei volumi durante le scene di festa.
Al termine il pubblico che esauriva il Teatro Verdi ha decretato un successo unanime a tutta la produzione.

Davide Cornacchione 1 novembre 2014


Sin dal 1992, anno in cui debuttò allo Sferisterio di Macerata la Traviata nella produzione firmata da Henning Brockaus (regia) e Josef Svoboda (scene) ha sempre goduto di una discreta fortuna, venendo spesso ripresa sia in spazi aperti che in teatro.
Nel corso dell’attuale stagione ben tre teatri l’hanno inserita nei loro cartelloni, ovvero il Teatro Regio di Parma, il Filarmonico di Verona ed il Maggio Musicale Fiorentino, ed è proprio in occasione della ripresa in terra emiliana, per la precisione a Busseto nel corso del Festival Verdi, che abbiamo avuto modo di rivederla.