Recensioni - Cultura e musica

Si è aperta sabato 24 giugno la rassegna musicale Verona Jazz 2006

Ha dato il via a questa nuova edizione, nella splendida cornice del Teatro Romano, la Django Dinasty con il Noè Rainhardt Quintet....

Ha dato il via a questa nuova edizione, nella splendida cornice del Teatro Romano, la Django Dinasty con il Noè Rainhardt Quintet. Un complesso di chitarre, Noè Rainhardt appunto, nipote del grande Django alla chitarra elettrica, Dorado e Samson Shmitt alla chitarra acustica, accompagnati da Laurent Gautier al contrabbasso e dall’eccellente Castel Nitescu al violino. La presenza di quest’ultimo, in particolare, ha saputo dare alla performance del gruppo una carica innovativa, che richiama i ritmi tzigani. Sette i pezzi eseguiti dal quintetto, con equilibrato alternarsi di ritmi incalzanti e lenti e seducenti.

Particolarmente degno di nota il pezzo di cui è autore Dorado Shmitt. Il ritmo suadente e la perfezione nell’esecuzione ha riscosso un buon successo nel pubblico La seconda parte della serata si è contraddistinta per la presenza di Johnny “little giant” Griffin, grande sassofonista di Chicago accompagnato per l’occasione, oltre che da un frizzante odore di temporale estivo, da un trio di maestri con i quali ha saputo attuare un dialogo pregno di straordinario lirismo. Solista tra i più focosi nella storia del jazz, l’ineguagliabile hardbopper ha saputo confermare, attraverso il repertorio presentato, la già nota fedeltà a sé stesso, alla sua musica ed il rifiuto costante verso quelle forme di sperimentazione legate al campo del free jazz e della fusion.

Inutile dire che il passo claudicante che ha contraddistinto l’ingresso sul palco di questo “piccolo gigante”, classe 1928, è passato del tutto inosservato a fronte dell’energia e della vitalità profuse da una cassa diaframmatica ancora vigorosa. Ciò a riprova del fatto che il jazz rende inossidabili.

Interessante è stata l’iniziativa consistita nel consentire l’apertura della seconda parte della serata ad un gruppo di giovani emergenti, i “Baobab ensemble”, il cui talento, mescolato ad una tenera freschezza e ad una comprensibile emozione, ha saputo strappare applausi a scena aperta.

G. Paratico / D. Luani